E’ la storia vera dell’amicizia tra due ragazze molto diverse tra loro e di un incontro che ha trasformato in modo positivo la vita di entrambe. La prima si chiama Blair Brettschneider ed è una ragazza statunitense di 24 anni originaria del Michigan, che ha studiato giornalismo. La seconda si chiama Domitira (per gli amici Domi), ha 20 anni ed è originaria del Burundi. I suoi genitori si sono trasferiti prima in Congo e poi in Tanzania dove, a causa della guerra civile, Domi ha vissuto per molti anni in un campo profughi, finché nel 2008 è stata trasferita negli USA insieme alla madre e a quattro fratelli più piccoli – grazie al riconoscimento del loro status di “rifugiati”.

Blair e Domi (nella foto) si sono incontrate nel 2010 a Chicago, presso un’organizzazione no profit che aiuta i profughi ad iniziare una nuova vita negli USA. All’epoca, nonostante vivesse a Chicago già da 3 anni, Domi aveva grosse difficoltà a frequentare regolarmente la scuola perché doveva aiutare la madre a mantenere i fratellini e, di conseguenza, faceva molta fatica a migliorare il suo inglese e a prendere il diploma. Blair, che aveva appena terminato l’Università a Miami, aveva cominciato a lavorare a Chicago come volontaria ed essendosi resa conto delle difficoltà di Domi con l’inglese, ha cominciato a farle da insegnante nel tempo libero.

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BlairDomi

Domi ricorda così quando è arrivata a Chicago: Faceva così freddo e non avevo nemmeno una giacca. Non parlavo una parola di inglese. Non riuscivo a comunicare con gli amici… Ero così triste, arrabbiata e depressa”. Domi era a forte rischio di abbandono della scuola a causa delle responsabilità familiari, ma aveva le idee chiare: “Voleva diventare infermiera”, ha spiegato Blair, “ma non sapeva come fare. Io non avevo idea di cosa volessi fare della mia vita. Lei lottava disperatamente. Stava cercando di imparare l’inglese, di andare all’università e fare l’infermiera”.

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Insieme hanno fissato – in modo informale – una serie di priorità e obiettivi a breve termine e, senza saperlo, hanno creato un nuovo futuro per entrambe. Infatti, mentre cercava di dare un’opportunità a Domi, Blair ha involontariamente dato un’opportunità anche a se stessa. Oltre a Domi, infatti, a Chicago c’erano altre adolescenti che si trovavano nella stessa situazione e per questo, sempre nel 2011, Blair ha deciso di fondare un’associazione no profit specifica per le ragazze rifugiate utilizzando i suoi risparmi. Domi è stata la fonte d’ispirazione per l’organizzazione, che ha modellato i programmi educativi sull’esperienza fatta con lei.

L’associazione si chiama GirlForward, unica nel suo genere negli Usa. La scuola vive solo con donazioni e aiuti volontari e oggi aiuta oltre 50 ragazze rifugiate a Chicago attraverso un programma 3 parti: alfabetizzazione e studio dell’inglese, conoscenze finanziarie di base, lezioni personalizzate con insegnanti e tutor. Ma le aiuta anche ad avere fiducia in se stesse, a diventare forti e indipendenti, farsi nuove amicizie e creare legami duraturi con la comunità locale. “Chicago offre ospitalità a numerosi rifugiati da molti anni”, ha detto Blair, “ma oggi più che mai è un laboratorio di start-up e di nuove idee”. Il luogo ideale, quindi, per crearsi una vita migliore.

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Grazie a GirlForward, Domi è riuscita a prendere il diploma, a trovare un lavoro part-time e aprire un conto corrente. E oggi frequenta l’Harold Washington College per coronare il sogno di diventare infermiera. Lavorare con Domi è stata un’esperienza illuminante”, ha sottolineato Blair. “Siamo sempre in contatto e adesso sta per ritornare a GirlForward per dare una mano e incontrare un gruppo di ragazze del Burundi. La sua metamorfosi è straordinaria. Noi la chiamiamo la GirlForward numero zero“, ha dichiarato ridendo.

“Per me, GirlForward significa mole cose”, ha detto Rebecca, 16 anni, originaria del Sudan, “Abbiamo i nostri tutor che ci aiutano a fare i compiti, a trovare lavoro, a fare qualsiasi cosa. E abbiamo amici di tutte le culture e religioni. Non litighiamo. Ma ci vogliamo bene e ci aiutiamo”. Blair è stata nominata tra i 10 finalisti del prestigioso “CNN Hero Award” del 2013. “Non mi ero resa conto di quanto fosse importante il nostro lavoro”, ha commentato, anche se la cosa più importante sono le ragazze rifugiate: “E’ fondamentale che siano in grado di frequentare il college, ma non è l’unico obiettivo. E’ molto importante che facciano nuove amicizie e che riescano ad integrarsi nella nuova comunità” affinché, come la sua amica Domi, “diventino forti, sicure di sé e indipendenti”.

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