La bella storia di oggi ha come protagonista Emilie Meessens, una ragazza belga che, al ritorno da una missione umanitaria in Africa, ha deciso di continuare ad aiutare i più poveri e bisognosi, ma stavolta nel proprio Paese.

Emilie (nella foto) ha sempre fatto volontariato, fin da ragazzina. Quando studiava da infermiera, lavorava già part time in un centro per i senzatetto di Bruxelles. Terminati gli studi, ha deciso di specializzarsi in medicina tropicale ed è partita per una missione umanitaria a carattere igienico-sanitario in Burkina Faso.

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Nel 2005 Emilie è ritornata in Belgio ed ha ripreso ad occuparsi dei senzatetto ma stavolta ha messo a frutto l’importante esperienza africana: dopo un anno di studi approfonditi sul problema dei senzatetto in Europa, Emilie è giunta alla conclusione che l’igiene e la salute sono due problemi-chiave per chi non ha nulla e vive per strada – indipendentemente dalla nazione – e senza i quali è estremamente difficile mettere fine alla precarietà.

Dal momento che nessuna organizzazione belga si era specializzata in tal senso, nel 2066 Emilie ha deciso di fondare l’associazione “Infirmiers De Rue” onlus (Infermieri di strada), una onlus che riunisce infermieri professionali che hanno assistito persone che si trovano in condizioni di povertà e precarietà, sia nei paesi industrializzati, sia in quelli in via di sviluppo.

“Lavoriamo, in modo particolare”, ha spiegato Emilie,“sulla salute, sull’igiene e sul rapporto col medico curante. Il nostro obiettivo è restituire ad ognuna di queste persone il rispetto e la fiducia in se stesse. In primo luogo, lavoriamo sulla ricerca di una sistemazione che li tolga dalla strada. Quando i pazienti hanno un tetto sulla testa, allora passano alla cura regolare della propria igiene personale e, attraverso l’aiuto di un medico, della loro salute. A questo punto passiamo alla fase due: trovare loro un’occupazione, in modo che possano uscire dallo stato di precarietà. Molti di loro ne escono definitivamente e per noi è davvero incoraggiante”.

L’IDR, quindi, lavora per favorire la dignità umana, l’autonomia e il senso di responsabilità e in questo momento, a Bruxelles, segue una sessantina di senzatetto che stanno diventando sempre più autosufficienti. “Questo obiettivo a medio-lungo termine”, ha proseguito Emilie, “passa necessariamente attraverso il miglioramento delle loro condizioni di salute e di igiene, che sono strettamente collegati alla stima di se stessi. Inoltre, operiamo in stretta collaborazione con le strutture medico-sanitarie esistenti sul territorio, così da creare una rete di sostegno che facilita il loro reinserimento sociale. Tutti i senzatetto possono diventare consapevoli dell’importanza di curare la salute e l’igiene, beneficiare dell’accesso alle cure e farne buon uso”.

“Ciò che mi entusiasma di più di questo lavoro, è riconnettere le persone senza fissa dimora con se stesse e assecondare la loro totale autonomia. Ridare fiducia e stima a chi vive per strada, un passo alla volta, attraverso piccoli gesti; stimolare il dialogo e, ai primi segni di sconforto, ricordare loro che sono dotati di qualità positive: ecco il segreto”.

“E funziona sempre!”, ha concluso Emilie, “Siamo convinti che tutti possono uscirne, anche dopo 15-20 anni passati per strada. Basta crederci e ridare loro la fiducia e la speranza”.

 

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