L’ombra di un volto femminile al tramonto, il profilo di uno spicchio di luna stagliato nel cobalto del cielo, una donna vestita di bianco sullo sfondo di un paesaggio innevato, un ingarbugliato groviglio di fili e di cavi che fa da cornice al veloce via vai di una caotica megalopoli. Personali punti di osservazione, a volte opere d’arte, a volte semplici suggestioni visive capaci di suscitare emozioni nell’occhio di chi scatta. Immagini che, tanto nel primo quanto nel secondo caso, definisco, con coraggio, incoscienza e emotività il senso del far fotografia nella era contemporanea.

È questo l’obiettivo di Public Gallery, nuovo progetto della start up veronese Public Gallery che dopo l’esperienza di Blindonkey, come associazione culturale, lancia una piattaforma web di condivisione fotografica, pensata per far interagire fotografia ed arte contemporanea con le nuove tecnologie, in cui gli utenti stessi sono chiamati a dar voce e testimonianza alle trasformazione in atto che mutano percezione e utilizzo del mezzo fotografico.

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Uno spazio democratico perché assolutamente gratuito dove fotografi professionisti ma anche amatoriali possono caricare e vedere pubblicate nella gallery i propri scatti. Era dai tempi John Szarkowski che la fotografia non era così libera di aprirsi ai mutamenti. Una sfida affascinante raccolta da Public Gallery, che pone, quale unico limite alla libertà di espressione fotografica quello di non pubblicare fotografie in cui siano presenti persone riconoscibili, messaggi politici, pubblicità e nudità. Il resto, garantiscono i fondatori “andrà in onda” dalle 10 alle 20 tutti i giorni.

I ragazzi di Public Gallery, come moderni Szarkowski si guardano attorno, ovunque, alla scoperta dell’esistente e del visibile. Una ricerca a 360° nel sottofondo dei cambiamenti epocali che la nostra società attraversa e che gli individui vivono ma anche subiscono. Uno straordinario archivio contemporaneo composto di fotografie irriverenti ed istintive, ma anche casuali, loquaci e descrittive di un mondo in rapido cambiamento. Un’intuizione fedele alla storia dell’uomo e del progresso (foriero di semplificazione nei processi) e che riconsegna universalità alla fotografia in un’era in cui la tecnica tradizionale è inesorabilmente superata. E se parlare di messa a fuoco, esposizione, equilibrio di luci, bianchi, sembra ormai desueto, lo stesso non si può dire dell’istinto del fotografare una modernità liquida (per dirla alla Zygmunt Bauman) che fa ricadere sugli individui il compito di intuirne la direzione.

Public Gallery non è un social network o una community ma un luogo non luogo, una galleria fotografica web accessibile a tutti -fotografi ma anche curiosi- e infatti per visionare la galleria fotografica non è necessaria alcuna registrazione. L’accesso, che oggi è anche possibile via mobile sarà presto disponile anche via app per smartphone e tablet.

Occhi aperti dunque per vedere ciò che accade attorno, immortalare attimi senza correre il rischio di sbagliare.

Per saperne di più collegati alla pagina Facebook dell’iniziativa.

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Valentina Marchioni

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