In Italia ancora si fatica a superare il digital divide e la maggior parte della popolazione non può realmente accedere ad una connessione internet che sia competitiva per copertura e velocità a quella degli altri paesi europei. Sono moltissimi gli utenti che per godere di una connessione valida provano a confrontare le offerte adsl più convenienti e si informano sulla realizzazione di infrastrutture per la fibra ottica nella loro zona, ma non sempre la ricerca va a buon fine perché, a causa di carenze tecniche, raggiungere certe velocità di download e di upload è comunque impossibile. La causa principale resta proprio l’obsolescenza delle linee telefoniche italiane e la mancanza di sistemi di connessione moderni che supportino la banda larga.

Nonostante il ritardo italiano, la realizzazione dell’Agenda Digitale Europea fa piccoli passi avanti verso gli ambiziosi obiettivi che si è posta: nell’ultima sessione del Parlamento Europeo prima della fine della legislatura, l’Aula di Strasburgo ha dato il via libera al taglio del 30% dei costi di realizzazione della banda larga, grazie ad alcuni importanti provvedimenti. Gli Europarlamentari, nella stessa seduta, hanno anche autorizzato la realizzazione del dispositivo di sicurezza sulle auto eCall e a due programmi di ricerca, uno sulla nanoelettronica e l’altro sull’invecchiamento attivo.

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L’Agenda Digitale Europea ha proprio come scopo quello di indicare una serie di scadenze accettabili, tracciando anche il percorso legislativo, per la realizzazione delle infrastrutture per la banda larga e non solo, fondamentali per abbattere il digital divide in tutta l’Unione e per incentivare la ripresa economica.

«La banda larga per tutti non è una promessa – ha commentato la commissaria Ue all’Agenda Digitale Europea Neelie Kroes – ma è un impegno della Ue, della Commissione europea e dei capi di Stato. Le misure odierne sono un altro passo in avanti per un Internet migliore e migliori innovazioni digitali di cui fare uso nella vita quotidiana da parte dei cittadini europei».

Gli interessati dalla rivoluzione della banda larga non saranno però soltanto i conuni cittadini ma anche le imprese. Parlando delle attuali inefficienze la Kroes ha invece ricordato che «l’attuale roll out delle reti di comunicazione ad alta velocità è costoso e scomodo»; la nuova direttiva Ue infatti, per prima cosa, eviterà la duplicazione delle infrastrutture per la banda larga, e consentirà il coordinamento con gli altri lavori di ingegneria civile, permettendo di produrre «meno scavi sulle strade».

Inoltre il Parlamento Europeo provvederà a sviluppare procedure più semplici e trasparenti per ottenere i permessi. La concessione dei permessi dovrà essere assolutamete trasparente e completata entro 4 mesi, salvo diversa indicazione della legislazione a livello nazionale. Le indicazioni sulle tempistiche date dall’Europa tuttavia, pur nella consapevolezza che ogni Stato può decidere per conto suo e della strutturale lentezza della burocrazia italiana, sembrano più che mai rispettabili.  Qualsiasi negazione del permesso «dovrà avere giustificazioni oggettive», recita la direttiva Ue.

Tutto questo significherà un taglio del 30% sui costi fisici e strutturali di realizzazione della banda larga. In più saranno favorite tutte le riqualificazioni di infrastrutture vecchie e inaccessibili, sempre allo scopo di spingere sulla banda larga. «La nuova legislazione – precisa l’Ue – contribuirà al raggiungimento di questi obiettivi: entro il 2020 tutti i cittadini europei e le aziende europee dovranno avere accesso a Internet a una velocità di almeno 30 Mbps e almeno il 50% delle famiglie europee dovrà avere la possibilità di abbonarsi a connessioni Internet sopra i 100 Mbps».

 

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Linda Iulianella

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