Abbiamo incontrato Oliviero Toscani, immaginatore, fotografo di fama mondiale, artista controverso e discusso. Cavallo di razza italiana al cento per cento. Una vita al massimo, sempre. Amante del rischio (nell’arte) ci rivela una buona dose di ottimismo nei momenti di crisi perché, il fermento creativo è come la fenice… 

intervista di Valentina Marchioni

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“Sig. Toscani è veramente un “momento di pene” questo?

Cosa intende per pene? L’organo genitale maschile?

Non proprio, ma se vuole…

Ma no! Scherza? “Momenti di pene” sono momenti di gran cambiamento.
Anzi, le dirò di più sono momenti bellissimi, di grande fermento.
Questi momenti qui, sono quelli in cui la spinta creativa ha delle enormi potenzialità evolutive.

Com’è ottimista…

Certo. Ma lei lo sa che chi più odia più ama? O tutto o niente.
La bellezza è ovunque: anche nella tragedia, nelle difficoltà. Bisogna saperla vedere.

Sì, però le persone tendono a ricordare più facilmente il male subìto piuttosto che il bene. Questo perché il male tende ad imprimere nella nostra coscienza un marchio più netto di quanto faccia il bene. E’ d’accordo?

Ma…“Male, bene… Sono categorie su cui non mi piace ragionare. Hanno un’accezione morale che non esiste. Sono imposizioni religiose, culturali. Viviamo schiacciati da queste imposizioni. Questo è male. Non si fa. Conformarsi: questo è il problema. Tutti vogliono essere accettati e ottenere consenso. E invece bisogna cominciare a organizzare la vita sull’emozione e non sull’economia. Bisognerebbe lavorare per il piacere di fare il proprio lavoro e invece tutti odiano il proprio lavoro. E’ vergognoso.

Ma secondo lei esiste un’estetica del male? E una del Bene?

Ma certo: è una questione di fascino.

Cioè?

Il “male” ha un’estetica più interessante, ma l’arte è e deve restare al di sopra di ogni cosa. Insomma, io credo che il bene ed il male siano, come ho già detto categorie morali. Imposizioni. Se noi fossimo liberi di fare quello che vogliamo, saremmo tutti in galera. Prenda per esempio la caduta delle torri gemelle dell’11 settembre. Una tragedia. Ma che fascino… Nessun opera d’arte è al di sopra di quell’immagine… E’ una questione di fascino.

Ma allora, cos’è la bellezza secondo un Immaginatore?

La bellezza è emozione e sorpresa. Punto. Sta ovunque si possa trovare una di queste due dimensioni.

C’è ancora spazio per le buone notizie? 

Assolutamente. Anche perché buono e cattivo è tutto relativo. Insomma, tutte le notizie sono belle per qualcuno e brutte per qualcun altro. Certo, poi tenga presente che l’Italia è un paese di merda…

E quindi?

E quindi, in Italia sono sempre pronti tutti a vedere solo i difetti, a criticare. Perché la mediocrità ha bisogno di consenso, ma il consenso porta mediocrità.

Oltre ad essere un immaginatore lei è un artista…

Perché dice oltre? Essere un artista è la conseguenza dell’essere un immaginatore. Io sono uno perché sono anche l’altro. Non c’è oltre.

Va bene. Lei è un immaginatore, un artista che nella propria vita ha, a sua detta, seguito spesso (e volentieri) l’istinto…
Sì, sì. Mi sono fidato del mio istinto perché l’arte è rischio. Se non rischi non hai speranza. Solo i cretini non rischiano.

…e seguendo l’istinto ha colto l’opportunità di entrare nella giunta comunale di Salemi, in veste di Assessore alla Cultura: partendo da quella che è stata la sua esperienza, cosa pensa possa insegnare l’arte alla politica?

(ride)… Ahi, ahi… Guardi, onestamente, l’arte ha tutto da insegnare alla politica. L’immaginazione, il rischio, l’estetica, ciò che è bello. Peccato però che i politici in Italia siano (in generale) delle persone mediocri, in cui prevale con forza solo l’istinto a delinquere. Persone mediocri. Basta che arrivi il primo comico di talento e prende voti.

Quindi la politica non ha nulla da all’arte? 

Lei sa cos’è lo “zero”?

Il numero?

Ecco sì, il numero! Lo zero non ha alcun angolo. Chi è zero non ha nulla da insegnare o da dare perché non ha angoli. Ha capito?

Penso proprio di sì…torniamo all’idea di consenso…. allora come è riuscito a trovare un compromesso tra la politica sempre alla ricerca di consenso e l’arte che, come sostiene lei, dovrebbe evitarlo per non produrre mediocrità?

E di fatti non l’ho trovato! Me ne sono andato via praticamente subito. Non si poteva lavorare. Il problema è che tutti cercano consenso. Ma il consenso produce mediocrità. Le grandi idee in questo paese non passano. L’Italia non è ancora pronta per il nuovo.

Lei ha spesso prestato la sua creatività ad un impegno sociale. Penso a mostre come Razza Umana (sulle diverse morfologie e condizioni), progetti come Nuovo Paesaggio Italiano (con prof. Settis e FAI) e a pubblicazioni come S.Anna di Stazzema (sull’eccidio SS). In fin dei conti lei pensa che la creatività salverà il mondo…

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…ma la creatività è una conseguenza di un’azione culturale. Tutti i progetti che lei ha citato. Bellissimi eh, ma sono stati un calvario. Sono stati, come li definisco io uno splendido fallimento. Più una cosa è facile e meno sarà criticata, ma questo perché ciò che è facile è stupido. Il paese è schiavo del conformismo e di convenzioni che certo non aiutano la creatività. Ma l’arte è un’altra cosa: se c’è una strada, l’artista bisogna che la eviti. Bisogna andare dove non c’è niente.

Quest’anno compie 75 anni: è tempo di bilancio o è ancora indeciso su quel che farà da grande?

Eh, io direi che è tempo d sbilanci. Ovvero, non c’è più tanto tempo e sento di non aver fatto ancora niente. Ho ancora moltissime cose da fare. Guardi, anzi, le dico che morirò lavorando!

Avrei pensato che volesse “morire elegante”!

No, quelli sono i milanesi…

Buoni propositi per il nuovo anno?

Lavorare, lavorare, lavorare!

Intervista pubblicata originariamente sul n.4 del digital magazine per tablet BuoneNotizieMAG

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