La cultura del punire l’errore ci accompagna da generazioni eppure i risultati non sono quelli desiderati.

Che sia forse giunta l’ora di cambiare punto di vista e di conseguenza modus operandi? Uno degli intenti di questa rubrica è anche quello di dare nuovi strumenti e controvertire rotte affollate di luoghi comuni smentiti dalle ‘nuove’ scoperte e ricerche scientifiche. Oggi, nel nostro consueto appuntamento del giovedì, parleremo di efficacia o meno delle punizioni ai bambini.

Quante volte qualcuno ti ha suggerito di dare una sculacciata a tuo figlio piccolo di fronte ad un comportamento aggressivo o di fronte ad una crisi di pianto considerata esagerata dall’adulto in questione? O per un comportamento considerato maleducato?

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Personalmente mi è successo ma dentro di me sentivo  che punire mia figlia non era una soluzione efficace sia perché faceva a pugni con i miei sentimenti sia perché sono sempre stata convinta che la violenza, piccola o grande, generi altra violenza.

E al termine del corso ‘The ABCs of child rearing’ tenuto dal dottor Alan E. Kazdin dell’Università di Yale posso confermarti che numerosi studi effettuati in trent’anni di attività lo confermano.

Le conseguenze delle punizioni per i bambini

Una punizione che sia fisica o di altro genere raramente cambierà il comportamento che ritieni non idoneo di tuo figlio ed è per questo che le punizioni non sono efficaci per cambiare un comportamento.

Ciò che ha più effetto invece è proporre un’alternativa potenziante in sostituzione a tale comportamento che venga in un primo momento condivisa col bambino, poi mostrata  con l’esempio e rinforzata con lodi immediate verso il comportamento che vuoi che tuo figlio sviluppi e consolidi e che diventi la normalità.

Ti faccio un esempio concreto di una modalità diffusa nei bimbi che frequentano il nido, ossia spingere o graffiare gli altri bambini. Ciò che scatena il comportamento può essere di diversa natura: la gelosia verso qualcuno, il volersi appropriare di un gioco che non vogliono condividere (anche condividere è un’abilità che matura col tempo).

Il comportamento è aggressivo e ovviamente è bene monitorarlo e sostituirlo con azioni diverse prima fra tutte, quando le abilità orali sono già presenti, imparare a chiedere ciò che si desidera: il gioco, l’attenzione di quel particolare adulto, ecc.

Il bambino va accompagnato in questo cambiamento perché da solo non ha ancora gli strumenti per poterlo fare né le abilità di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Fino ai 3/4 anni un bambino non si rende conto di essere lui a causare il pianto o dolore di un altro bambino.

Gli elogi funzionano meglio delle punizioni per i bambini

Naturalmente non sempre il bambino agirà in modo aggressivo perché dipende anche dal suo stato d’animo e dal livello di stanchezza. In una situazione favorevole adotterà un comportamento tranquillo e si rivolgerà a un altro bambino senza ricorrere all’aggressività. Ecco, in quei momenti è importante elogiare il comportamento gentile e accompagnare l’elogio con una coccola che sia una carezza, un abbraccio o altro. Ogni genitore sa cosa è meglio utilizzare per il proprio figlio.

Porre enfasi al comportamento desiderato: in questo esempio un’azione priva di aggressività nei confronti di un altro bambino, presuppone anche l’abilità dell’adulto di evitare di focalizzarsi solo verso il comportamento (e di etichettarlo!) che non va ma di notare anche quando il bambino si comporta in modo positivo. Ed è qui che ogni genitore può contribuire a sradicare la cultura di punire l’errore in favore di una cultura che crea atteggiamenti positivi.

Capita infatti di essere talmente frustrati e annebbiati da un atteggiamento da rimanere focalizzati solo su quello. Il punto è invece rimanere lucidi e con l’attenzione puntata sul presente, in modo da poter notare anche i comportamenti che vogliamo consolidare. Per questo è importante attivare il nostro S.A.R  (sistema di attivazione reticolare) su ciò che vogliamo e non su ciò che vogliamo evitare.

Così facendo ci permettiamo anche di rimanere emotivamente neutri, o perlomeno meno coinvolti, dal comportamento che vogliamo eliminare ed evitiamo di far sentire il bambino giudicato negativamente. Cosa che è bene evitare perché non fa altro che peggiorare lo stato d’animo del bambino che quindi sfocerà in un peggioramento dei comportamenti aggressivi o dei pianti disperati.

Per migliorare la comunicazione con tuo figlio, puoi leggere anche gli ultimi articoli di questa rubrica. E’infatti importante sapere come comunicare con un bambino così come è fondamentale farlo usando e modulando consapevolmente il proprio tono di voce, come ti invito a fare in questo articolo. 

 

Condividi su:
Sara Propoggia

Sara Propoggia

Sara Propoggia, sono una Parent Coach: facilito la vita ai genitori che scelgono la consapevolezza e agiscono per creare un mondo pacifico e armonico, un giorno alla volta.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici