Il tema di conciliazione fra mamma e lavoro è sempre molto caldo specialmente fra le donne che spesso e volentieri di vedono costrette a scegliere fra lavoro o maternità perché non riescono a trovare un equilibrio sostenibile sia per la madre che per il figlio.
Mamme e lavoro: ecco cosa condiziona, di solito, la scelta del momento giusto per il distacco dal tuo bambino
Naturalmente non si può generalizzare e ogni famiglia ha una situazione diversa dall’altra:
- c’è chi può contare sull’aiuto di nonni o parenti e chi no
- chi ha la disponibilità per nidi privati o tate (che garantiscono un servizio orario più flessibile) e chi no
- chi non vuole delegare l’educazione del proprio figlio a degli estranei (seppur educatori) e chi invece preferisce farlo per non rinunciare ai propri spazi o alla propria carriera
Ognuno di noi avrà convinzioni e opinioni personali molto probabilmente dettate dal modello di vita con cui è cresciuto o dalle emozioni provate sulla propria pelle durante l’infanzia, nel bene e nel male.
Ciò che conta, affinché tu possa gestire il distacco (o il mancato distacco) con la serenità e la fermezza necessarie ad affrontare la situazione e capire qual è il momento migliore per il distacco stesso, è che la scelta che hai fatto sia in linea con i tuoi valori.
Se già sei genitore, saprai infatti che i tuoi piani saltano spesso e volentieri perché con i bambini la cosa più importante è essere flessibili, come ti ho già spiegato in questo articolo.
E quando le tue scelte sono allineate ai tuoi valori, perderanno di importanza i giudizi degli altri e il fatto che la tua scelta diverga, per esempio, da quella di tua madre o della tua migliore amica.
Come insegnano i livelli logici di Robert Dilts i valori personali infatti sono in cima, subito dopo la spiritualità e l’identità, nella scala di priorità di ciò che guida la tua vita e che agevolano un cambiamento se questo è in linea con la tua direzione.
Come fare per sapere se la scelta è allineata o obbligata?
Per prima cosa poniti la domanda: “Cosa è importante per me nella vita?” Dopodiché, scrivi di getto le risposte che ti vengono in mente. Potranno essere: l’amore, la sicurezza, la serenità, la libertà, ecc.
Poi metti queste risposte in ordine di priorità per te, scrivine almeno una decina: ognuno di noi ne ha molte di più, ma per iniziare è sufficiente sceglierne dieci. Così facendo ti troverai una lista di valori con in cima le tue priorità.
Se facendolo ti rendi conto che le scelte che hai compiuto in merito al distacco (o meno) da tuo figlio non sono allineate con ciò che desideri realmente, cerca delle soluzioni che ti portino a vivere in linea con i tuoi valori.
Se per esempio il tuo valore prioritario è la libertà e hai scelto di stare h24 con tuo figlio è probabile che tu ti senta frustrata, perciò trova il modo di liberare del tempo per te da dedicare al lavoro o alle tue passioni e delega la cura di tuo figlio a qualcuno di fidato per qualche ora al giorno.
Viceversa se il tuo valore prioritario è la famiglia e per “x” motivi sei dovuta rientrare al lavoro dopo soli 4 mesi di maternità, ti sentirai triste e in colpa. In questo caso, dentro di te preferirai un lavoro part-time che ti consenta di viverti di più tuo figlio.
Mi rendo conto che le soluzioni necessitino di un’analisi più ampia e personalizzata. Il cambiamento non è mai facile ma è possibile e quando si è guidati nel modo giusto si sente quando è il momento migliore per il distacco.
E’anche per questo che il supporto di un coach aiuta a fare le scelte migliori per sé stessi attraverso un’analisi profonda dei valori e delle regole ad essi associate e una guida concreta delle azioni da compiere per raggiungere i propri obiettivi.
L’importanza di una buona comunicazione
In ultimo, per gestire il distacco nel modo migliore è fondamentale comunicare!
Comunicare le proprie emozioni al partner e cercare soluzioni efficaci insieme, comunicare col bambino (non conta quanto piccolo sia) ciò che succederà e rassicurarlo che mamma e papà ci saranno sempre per lui e che lo amano e per loro è importante o necessario lavorare.
Parlare non è comunicare.
Scambiarsi informazioni non è comunicare.
Per comunicare sono necessari empatia, un ascolto attivo, un interesse sincero verso i bisogni della persona che abbiamo di fronte e la volontà di comprendersi e trovare soluzioni insieme anche quando si hanno visioni differenti.