Il termine giapponese “ikigai” assume diversi significati. In linea generale, “iki” si può tradurre con la parola “vivere” e “gai” con “ragion d’essere” e “qualità”, tra le altre. Dunque, l’ikigai sta a indicare la consapevolezza dello scopo della propria vita, della propria felicità. Spesso viene inteso nello specifico come “un motivo per alzarsi la mattina”. Questa espressione è molto popolare negli ultimi tempi. Sono sempre di più i libri, i podcast e gli approfondimenti sul web che trattano questo concetto. Ormai non sembra più essere una filosofia esclusiva della concezione orientale, dal momento che esistono metodi per comprendere (e raggiungere) il proprio ikigai; qui inteso nel suo significato di “ragioni per cui vale la pena esistere”.

Cos’è nello specifico e come si trova il proprio ikigai

Bettina Lemke, nel suo libro “Ikigai: il metodo giapponese. Trovare il senso della vita per essere felici” spiega: “In altre parole, il termine ikigai rimanda allo stato d’animo di una persona che conosce il significato della propria esistenza e quindi sperimenta la gioia straordinaria di chi ha sempre di fronte a sé dei progetti ricchi di senso.” L’autrice afferma che l’ikigai si articola in quattro grande aree tematiche: quello che amiamo fare, i nostri punti di forza, ciò di cui il mondo ha bisogno e le cose che potrebbero valerci una contropartita da parte di altre persone.

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L’ikigai non è univoco. Esistono senz’altro persone la cui vocazione è unica e riconoscibile fin dall’infanzia, ma l’ikigai è qualcosa che abbiamo tutti: dai multipotenziali (chi ha più interessi, più capacità e una forte curiosità intellettuale che non gli permette di concentrarsi solo su un settore) a chi ha ben chiaro il suo scopo fin da subito. Quello che cambia è solo il modo in cui l’ikigai si manifesta: i percorsi per arrivare a capirlo e afferrarlo sono strettamente personali.

Nella seconda parte del suo libro, Bettina Lemke propone una lunga serie di esercizi per aiutare a stimolare la conoscenza del proprio sé e il raggiungimento di una consapevolezza sufficiente per scoprire il proprio ikigai. Uno schema spesso utilizzato è quello di rispondere con sincerità ad alcune domande (tra cui, ad esempio, “nella mia vita mi sono sentito/a libero/a soprattutto quando” oppure “spenderei 500 euro in… e lo farei perché…”) e individuare i temi ricorrenti nelle risposte. Un altro esercizio importante è quello di imparare a praticare la gratitudine. Infatti, anche in “L’arte della felicità” di Tenzin Gyatso (Dalai Lama) e Howard C. Cutler quella della gratitudine è descritta come una tappa necessaria e imprescindibile per il raggiungimento della felicità.

Perché oggi è un concetto tanto popolare

Altri libri popolari sull’ikigai sono “Ikigai, ciò per cui vale la pena vivere” di Selene Calloni Williams e Noburu Okuda Do e “Il piccolo libro dell’ikigai. La via giapponese alla felicità” di Ken Mogi. Per quanto riguarda i podcast, sono moltissimi quelli che hanno proposto almeno un episodio sull’ikigai, da Cambia le tue abitudini di Domenico Marra a #IoMiProclamo di Arianna Lai; esistono anche approfondimenti sull’ikigai applicato a diversi settori. Un esempio in questo senso è “Ikigai per Freelance” nel podcast News per Freelance di Barbara Reverberi, che parla del concetto della ricerca del proprio scopo legato all’ambito lavorativo e in particolare delle libere professioni.

A ben guardare, il concetto di ikigai è diventato via via sempre più popolare dal 2020. Con la pandemia da Covid-19 e il conseguente – a volte obbligato, a volte scelto – riassetto del lavoro, le persone, come spesso accade nei momenti di difficoltà, hanno iniziato a chiedersi se fossero veramente felici e come fare per imparare a convivere con situazioni difficili. Anche lo scoppio della guerra può aver contribuito a stimolare questa riflessione interiore, che passa dal capire cosa possiamo fare per noi stessi e cosa possiamo fare per gli altri per migliorare le nostre vite.

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Sofia Greggio

Sofia Greggio

Sofia Greggio. Correttrice di bozze, editor e ghostwriter, ho seguito corsi di editoria come lettura professionale, scouting e consulenza editoriale e un master in scrittura creativa. Oltre al mondo dei libri, sono appassionata di civiltà orientali e infatti studio Antropologia all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

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