Gli errori, quando si parla di religione, sono molto comuni. Il lessico religioso è usato impropriamente persino da alcuni mezzi di comunicazione di massa, ed è anche a causa di questo che si sta diffondendo sempre più rapidamente un linguaggio tecnico inappropriato. Le conseguenze dell’analfabetismo religioso – oltre che su un piano puramente etico – si possono vedere chiaramente dagli elevati costi sociali che l’ignoranza in materia comporta. Ecco quali sono gli errori più comuni che si commettono parlando di religione.

Errori linguistici nella sfera della religione ebraica

Gli errori linguistici, in particolare lessicali, che si commettono parlando di religione ebraica sono diversi, ma primo fra tutti è quello dell’utilizzo della parola “Olocausto” come sinonimo di “Shoah”. Il termine “Olocausto”, in ambito religioso, rimanda al sacrificio rituale, pertanto a un qualcosa di necessario ma benefico. La parola assume quindi un valore espiatorio che porta nella direzione di una deresponsabilizzazione che oggi non dovrebbe più appartenerci.

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Un altro errore comune proprio del linguaggio riferito all’ebraismo è quello di usare come sinonimi le parole “antigiudaismo” e “antisemitismo”. “Antisemitismo” è un’opposizione nei confronti dell’ebraismo che non ha a che fare con la religione, ma con matrici etniche e razziali; “antigiudaismo”, invece, si usa per intendere l’antiebraismo in termini religiosi, ma è distaccato dall’antisemitismo nazista e fascista.

Errori linguistici nella sfera della religione islamica

Anche la religione islamica è vittima di errori di valutazione e di percezione. In ambito linguistico, l’errore più comune è quello di considerare il termine “Allāh” come un nome proprio. In realtà, significa “il Dio”, la divinità suprema: è il nome con cui la divinità si riferisce a sé stessa nel Corano, ma non è un nome proprio.

Come per l’ebraismo, in cui spesso si tendono a confondere dei termini con degli altri, così nell’ambito della religione islamica succede per le parole “arabo” e “musulmano”, considerati oramai sinonimi. “Arabo” è un membro di un popolo semitico, originario della penisola arabica e dei territori limitrofi (è un nome che viene quindi dato in base al luogo di provenienza”); “musulmano”, invece, è un seguace della religione dell’Islam. Un arabo non è necessariamente musulmano, e viceversa.

Ci sono anche parole, come “fondamentalismo”, che hanno assunto nel tempo una connotazione diversa da quella che è la loro intenzione originale e che, come in questo caso, vengono attribuite a una religione piuttosto che a un’altra. In realtà, il termine “fondamentalismo” nasce in ambito cristiano tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, e viene usato per ricondurre l’esperienza cristiana a cinque fondamenti. Nel suo significato originale, non ha valore negativo e non ha nulla a che fare con la religione islamica.

Il cattolicesimo

Contrariamente a quanto si pensa, il cattolicesimo non è una religione. Da un punto di vista storico-giuridico, è concesso parlare di religione cattolica perché l’art. 1 dello Statuto Albertino recita: “La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. […]”. Tuttavia, in ambito storico-religioso è scorretto, poiché il cattolicesimo non è una religione ma una confessione della religione cristiana.

Questi sono solo alcuni degli errori che si commettono parlando di religione. È importante prendere consapevolezza di certi argomenti in questo periodo storico più che mai, iniziando dal cambiamento dei comportamenti linguistici.

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Sofia Greggio

Sofia Greggio

Sofia Greggio. Correttrice di bozze, editor e ghostwriter, ho seguito corsi di editoria come lettura professionale, scouting e consulenza editoriale e un master in scrittura creativa. Oltre al mondo dei libri, sono appassionata di civiltà orientali e infatti studio Antropologia all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

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