C’è un filo rosso che dai miti della Corsa all’Oro dell’Ottocento lega la controcultura californiana anni Sessanta ai campus dei giganti hi-tech e alle startup che oggi nella Silicon Valley progettano il nostro futuro. Individuare quel filo oggi, nel cinquantenario del ’68, è  più che mai prezioso, per ricordare che sono i visionari e i sognatori i protagonisti dell’innovazione. Un filo rosso che collega molti protagonisti dai nomi italiani, da Lawrence Ferlinghetti patriarca della Beat Generation a Jack Sarfatti, scienziato eccentrico che ispirò Doc di “Ritorno al Futuro”, dal regista Francis Ford Coppola a Mario Savio, leader universitario che a Berkeley “innescò” la contestazione studentesca. Un percorso che inaspettatamente partendo dalla California incrocia figure di grandi innovatori come il designer Ettore Sottsass, due grandi visionari che pur scomparsi alla vigilia di quella stagione ispirarono valori ancor oggi  fondamenta della culla mondiale dell’innovazione: Adriano Olivetti e Maria Montessori. Sino a Federico Faggin, padre del microchip e della tecnologia touch, che alla prima di Vicenza ha commosso con parole di elogio. 

Lo spettacolo scritto e interpretato da Roberto Bonzio, per la regia di Alessio Mazzolotti che ha collaborato ai testi, va in scena questa sera al Blue Note di Milano e vede sul palco per la scelta musicale il dj Luca Presence Carini, mentre Roberta Gaito ha curato scenografia e concept visivo, Roberta Pirrera grafiche e animazioni.

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