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Cari Renzi e Grillo, riprovateci!

Prendo spunto da un articolo a firma di Michele Serra, dalla sua rubrica l’Amaca (pubblicata su La Repubblica, ndr). Per me, è inevitabile creare un link tra quanto scrive Serra e la riflessione che ho fatto dopo aver assistito al “colloquio” tra Matteo Renzi e lo stesso Beppe Grillo.

Se le parole hanno un senso (in emissione e in percepito), un significato e un significante, se abbiamo inventato la semantica… come possiamo serenamente chiamare dialogo, colloquio, incontro e scambio quella “cosa” alla quale l’Italia intera ha assistito?

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La stampa, gli opinionisti, il pubblico dei social e i politici hanno tessuto un coro unanime nel formulare la domanda: “Ha vinto Renzi o ha vinto Grillo?”. Inutile dire che gli interpellati si sono ordinatamente divisi in due gruppi. E ciascuno, meticolosamente, ha snocciolato le proprie ragioni di giudizio.

Ecco, io penso che ci sia un’Italia, fatta di tanti italiani, che non ha preso voce e avrebbero dovuto farlo. C’è un’Italia e molti Italiani che avrebbero dovuto dire che la domanda formulata sviava dagli obiettivi. Che a domande sbagliate non bisogna rispondere con altrettante risposte sbagliate (e per inciso, la vita e la mia professione mi hanno educata a pensare che se si formula correttamente la domanda sale vertiginosamente la percentuale di probabilità che si ottenga la risposta giusta!).

Questa Italia e questi Italiani avrebbero dovuto chiedere a gran voce: “Cari Renzi e Grillo, poichè dal vostro scontro si evince in modo chiaro che non avevate nessuna intenzione di incontrarvi e di dialogare, poiché ci è risultato palese che le vostre intenzioni erano quelle di scontrarvi, insultarvi, e chiudervi nelle vostre posizioni… ecco, siccome vi siete resi disponibili al confronto, per favore potete rincontrarvi, tutti i giorni, finché uno non sarà entrato nei panni dell’altro e finché non avremo capito cosa siete disposti a fare e a non fare per governare al meglio?”

Per salvaguardare parole buone come dialogo-colloquio-incontro-scambio, ma soprattutto per salvare l’utilità del dialogare, dell’incontrarsi e del colloquiare, penso che bisogna essere dei grandi sostenitori e difensori della bellezza. Esattamente come dice Michele Serra. Nel predisporsi al dialogo c’è bellezza. Nello scontro, purtroppo non c’è. Lo scontro come una slavina travolge e seppellisce tutto davanti a sè. Va veloce. E’ in discesa. E solo un sole caldo e potente scioglierà tanta forza devastante.

Il pacifico incontro tra Bar Baltico e Mare del Nord: due fronti che si incontrano ma non si annullano.

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