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Va dove ti porta… l’e-commerce!

di 28 Gennaio 2016Un Commento

Crisi dei consumi o cambiamento? Se a livello internazionale il sistema retail registra i contraccolpi della crisi, dall’altra le vendite su web sembrano sviluppare un’interessante controtendenza. Anche in Italia, dove sono molti – oggigiorno – coloro che scelgono di ottimizzare le tempistiche, acquistando online. D’altra parte, il tempo è tiranno (oggi più di ieri) e il successo dell’e-commerce si deve in buona parte a questo. Non solo, però.

Se oggi anche gli Italiani – che tanto amano il rapporto personale con il venditore – comprano spesso e volentieri online, il motivo non va individuato solo nella necessità di risparmiare tempo, ma anche in una maggior consapevolezza che induce il consumatore a pensare al proprio acquisto in un’ottica diversa rispetto al passato: basandosi più sul confronto fra offerte differenti, lasciandosi meno ammaliare dal canto delle sirene della pubblicità. Da questo punto di vista, la rivoluzione dei consumi va di pari passo con il cambiamento radicale che ha letteralmente ribaltato il mondo dell’informazione negli ultimi decenni. L’era di internet, tanto per intenderci.

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Di e-commerce si parla spesso in modo indifferenziato. Eppure il settore, è molto più diversificato di quanto sembri a un primo colpo d’occhio. Ecco, per esempio, alcuni fra i principali tipi di e-commerce. Spulciando le diverse categorie, è possibile anche farsi un’idea di come il settore stia evolvendo verso una sempre maggior centralità del consumatore.

B2B (Business to Business): una branca che generalmente non interessa il consumatore. Si tratta, in parole povere, di transazioni commerciali tra aziende: vengono spesso gestite offline e riguardano importi piuttosto elevati.

B2C (Business to Consumer): il ramo decisamente più sviluppato e interessante per i consumatori. Riguarda l’acquisto di beni (e talvolta di servizi) da parte del consumatore. Le possibilità sono praticamente infinite, tanto che la tipologia può ulteriormente essere suddivisa in e-commerce veri e propri e in aggregatori di e-commerce (dove, giusto per intenderci, non è possibile concludere la transazione direttamente sul portale). Al settore B2C, appartengono numerosi e-commerce dell’ambito fashion – moda e gioielli – tanto nostrani quanto internazionali, come TwinkleDeals.com, SammyDress.com o Dawanda.com. Nell’ambito, iniziano inoltre a prendere piede anche e-commerce per settore merceologico, come AcquistaBoxDoccia.it specializzato nella vendita di box doccia, piatti doccia e idromassaggio.

C2C (Consumer to Consumer): avete presente eBay.it? Ecco. L’esempio vale più di mille definizioni. Il C2C è un modello i cui il sito si limita – di fatto – a gestire le transazioni tra consumatori.

C2B (Consumer to Business): l’ultima categoria, la più recente e la meno sviluppata (solo per ora). Il settore funziona pressappoco così: il consumatore stabilisce il prezzo che è disposto a pagare e l’azienda vede se accettarlo o meno. Un esempio? Priceline.com

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