L’antica ricorrenza della Commemorazione dei Defunti, istituita durante un viaggio a Roma dall’abate Odilone di Cluny, porta con sé un grande bagaglio di tradizioni popolari e culinarie da tramandare ai più piccoli.

I protagonisti di questa ricorrenza importantissima per la cristianità sono proprio i bambini, che un tempo bussavano alle case chiedendo il Bén d’i Morti, perlopiù castagne bollite e fave da cui deriva il nome dei biscotti chiamati, appunto, Fave dei Morti.

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È importante che certe tradizioni non vadano perdute e quindi bisogna coinvolgere i più giovani nel mantenerle vive.

Come sempre il ruolo più importante è quello dei genitori, che nella giornata che precede la festa dei defunti, possono preparare i dolci della tradizione con i loro bambini per poi imbandire tutti insieme la tavola dei morti.

Perché apparecchiare una tavola per chi non c’è più? La risposta arriva da un’antica credenza secondo cui nella notte tra il 1 e il 2 novembre i defunti tornano sulla Terra per visitare le case dei parenti e quindi i cibi disposti sulla tavola serviranno a dar loro ristoro.

I defunti come Babbo Natale?

In Sicilia i defunti si comportano un po’ come Babbo Natale o la Befana, in quanto portano doni e dolci ai bambini che durante l’anno si sono comportati bene. In alcune zone dell’isola i bambini scrivono addirittura una letterina ai parenti defunti elencando i doni desiderati. La sera del 1 novembre la letterina viene posta su di un vassoio vuoto che il giorno dei morti si ritrova pieno di regali e leccornie.

In altre località i più piccoli sono invece intenti a rovistare casa per scoprire il luogo in cui i morti hanno nascosto i doni. I dolci tipici della tradizione siciliana sono il Pupo di Zucchero (un pupazzo fatto di zucchero) e la frutta Martorana, realizzata con pasta di mandorle colorata.

La commemorazione dei defunti ricorda la festa di Halloween 

Halloween è una festa anglosassone. Ma in realtà anche nelle zone del centro Italia, alla viglia della festa dei morti, c’era l’usanza comune di bussare ai campanelli chiedendo del cibo che veniva posto dentro una zucca vuota dalle sembianze umane. La zucca all’interno della quale veniva collocata una candela era usata anche per illuminare le vie del paese durante la notte del 1 novembre.

In Sardegna i protagonisti del 2 novembre sono ancora i ragazzi che girano di casa in casa per ricevere monete, frutta secca, dolci e caramelle. Stessa tradizione anche in Puglia dove i ragazzi chiedono offerte cantando un’antica canzone popolare. Nelle case della Valle d’Aosta e in altri paesi del nord si apparecchia la tavola dei morti avendo cura di lasciare il focolare acceso per illuminare il cammino dei defunti.

Tutte le tradizioni di questo particolare giorno, che vanno da nord a sud, servono per accettare nel modo più indolore possibile il passaggio dalla vita alla morte.

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