Nel 2020 in Italia sono stati prodotti 28,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, 488 chilogrammi di rifiuti urbani pro capite. La raccolta differenziata, che dal 2012 al 2020 è aumentata del 20%, non è però ancora abbastanza diffusa e non ha contenuto la produzione come previsto. Le tonnellate prodotte annualmente in Italia sono infatti rimaste pressoché invariate nello stesso lasso di tempo.

Esistono però altre possibilità per affrontare il problema dei rifiuti urbani. L’ecodesign, sviluppatosi dal modello di economia circolare è una di queste, anche se la vera strategia circolare resta quella del contenimento della produzione di scarti.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

I rifiuti urbani: cosa sono e perché differenziarli non basta

I rifiuti urbani sono i rifiuti provenienti da raccolta differenziata, ma anche quelli che restano indifferenziati. Nel 2020 l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha registrato un calo nella produzione di rifiuti urbani del 3,6%. Anche se considerevole, la diminuzione è legata principalmente alla pandemia e si può quindi trascurare. Infatti, dal 2012 al 2020 le tonnellate di sono variate ciclicamente, ed è probabile che nel 2021 la produzione sia tornata a salire.

Negli impianti di recupero di materia arriva circa il 51% dei rifiuti urbani differenziati. Qui il riciclaggio totale è del 54,4% e riguarda organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno. La percentuale media nazionale di rifiuti differenziati è stata del 63%.

Il rifiuto indifferenziato rappresenta infatti il 20% dei rifiuti urbani, pari a 5,8 milioni di tonnellate, e viene depositato in discarica. Questa percentuale è ancora molto elevata ed è uno degli aspetti più problematici dell’attuale sistema produttivo. Infatti, quando i rifiuti urbani arrivano in discarica o all’inceneritore la loro “vita” termina e diventano scarti a tutti gli effetti.

Per quanto si possa massimizzare la raccolta, questa non può rappresentare una reale strategia per fronteggiare il problema. I costi della gestione sono molto alti (il costo annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è stato di 185,6 euro nel 2020). Inoltre, le caratteristiche dei prodotti pensati in economia lineare rendono ancora troppo spesso complicato lo smaltimento.

I rifiuti urbani sono troppi, la vera strategia resta produrne meno

Foto di Jessica Ruscello su Unsplash

La vera strategia circolare resta contenere la produzione di scarti

Esistono però delle alternative. Negli ultimi anni si è progressivamente incentivata l’acquisizione di processi produttivi in economia circolare, che prevede l’abbattimento dei costi di produzione, sia per quanto riguarda l’utilizzo di materie prime, sia di risorse energetiche.

L’ecodesign, che si è sviluppato a partire dal concetto di economia circolare, è un modello economico che coinvolge l’intero processo di ideazione, progettazione, vendita sul mercato e smaltimento di un prodotto. L’integrazione degli aspetti ambientali nel processo di sviluppo del prodotto permette inoltre di bilanciare i requisiti ecologici, e di guardare quindi tanto all’ambiente quanto ad aspetti ad impatto socio-economico.

Creare un prodotto facilmente scomponibile permette infatti di smaltirlo più comodamente, di abbattere i costi di trasporto perché meno voluminoso, ma anche di allungarne la vita, rendendolo più volte riutilizzabile. Sull’aspetto del riuso e della seconda vita di un oggetto sono due obiettivi dell’economia circolare. Infatti, per quanto l’ecodesign rappresenti una svolta nel modo di pensare un prodotto, la vera strategia circolare resta quella di contenere la produzione di rifiuti urbani.

I privati dovranno quindi sensibilizzarsi ulteriormente, evitando sprechi, prediligendo l’acquisto di prodotti sfusi, noleggiando gli oggetti o comprando di seconda mano. Come in molti processi ecologici, risultati chiari si potranno raggiungere solo se le istituzioni opereranno in sinergia con i cittadini. Andranno infatti adottate etichette e certificazioni che rendano distinguibili i prodotti circolari da quelli lineari.

Condividi su:
Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici