Salute & Benessere

I fagioli, modificati fanno più bene alla salute

di 31 Maggio 2006No Comments

La dieta dei poveri, la dieta delle civiltà contadine, rappresentata in larga parte dai fagioli che oggi entrano di diritto anche nella ormai nota dieta mediterranea, perché ricchi di proteine, sali minerali, vitamine e per di più a costo basso.

Eppure, i comuni fagioli, hanno un grosso limite, lo hanno rivelato gli scienziati dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Cnr (Ibba-Cnr) di Milano i quali hanno anche evidenziato, nel corso della ricerca, che questi legumi, contengono in grande quantità acido fitico che ha effetti antinutrizionali poiché limita l’assorbimento di importanti minerali, uno per tutti il ferro, che sfaterebbe la convinzione che l’assunzione di dosi massicce di fagioli avrebbe effetto antianemico. Ciò in quanto l’acido fitico combinandosi con questi microelementi formerebbe dei sali che non vengono assorbiti a livello intestinale, quanto invece, escreti, tal quale, con le feci, col risultato che una dieta ricca di fagioli e povera di altri nutrienti, avrebbe conseguenze negative sulla salute.

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A risolvere il problema ci ha pensato lo stesso CNR che con l’Istituto di biologia e biotecnologia agraria di Milano, in collaborazione con il Dott. Bruno Campion del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e il Prof. Erik Nielsen del Dipartimento di Genetica e Microbiologia dell’Università di Pavia, ha nei prossimi programmi quello di dare la possibilità di istituire delle colture intensive di fagioli a basso contenuto di acido fitico e raffinosaccaridi.

La tecnica per ambire a questo importante risultato è stata individuata dal CNR grazie all’ingegneria genetica in grado di interagire direttamente sul DNA della pianta con agenti chimici evitando manipolazioni transgeniche.

I primi risultati di quest’opera sono già stati resi noti ad un congresso tenutosi in Argentina, dove i ricercatori hanno portato con loro 1774 piante a ridotto contenuto di acido fitico in grado di produrre fagioli privi di quegli effetti negativi che avrebbero invece nell’alimentazione. Il programma prevede un proseguo della ricerca che dovrebbe portare, nei prossimi anni, sulle nostre tavole, fagioli che mantengano inalterati i propri costituenti al fine di rappresentare un alimento ricco e completo, anche quando costituisse l’unica fonte di cibo.

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Giuliano Marchese

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