Salute & Benessere

Più supporto e informazione sulle malattie epatiche

di 8 Febbraio 2008No Comments

Il percorso trapiantologico è sicuramente fra i più complessi e sofferti nella vita di un paziente. Ecco perché è essenziale creare una rete di assistenza non solo sanitaria ma anche psicologica per l’ammalato e i familiari. A questo mira il progetto di comunicazione “Non Sei Solo”, attivato dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana per supportare i pazienti con malattie epatiche, in lista d’attesa per il trapianto di fegato o già trapiantati.

Tra le attività previste, l’istituzione di un numero verde 800 381 717 (attivo su tutto il territorio nazionale dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 11.00) al quale potranno rivolgersi anche coloro che vogliono informazioni su malattie epatiche severe (come per esempio l’epatite C e B e la cirrosi) e l’organizzazione di incontri mensili con personale specializzato, che hanno l’obiettivo di assistere psicologicamente i pazienti durante tutto il percorso di cura: dalla gestione della malattia epatica nel periodo che precede l’intervento all’inserimento in lista d’attesa, dalla chiamata al ricovero, al periodo post trapianto.

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“Il progetto – spiega Franco Filipponi, Coordinatore dell’Organizzazione Toscana Trapianti – OTT – vuole favorire l’informazione e l’educazione delle persone che hanno subìto o subiranno il trapianto di fegato, così da rendere il paziente “esperto”, cioè cosciente e collaborativo durante tutto il percorso di cura. Un obiettivo, quest’ultimo, raccomandato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che a questo scopo ha creato il programma HPH – Health Promoting Hospitals (Ospedali per la Promozione della Salute), al quale l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana aderisce, e che prevede lo sviluppo di piani di comunicazione al paziente che soddisfino standard di qualità definiti”.

Un’attenzione particolare è dedicata inoltre alla gestione dei trattamenti antirigetto che seguono il trapianto. “I farmaci immunosoppressivi – precisa Filipponi – hanno rappresentato una svolta nella medicina, rendendo possibile la nascita dell’attività trapiantologica. La loro somministrazione, tuttavia, si basa su un attento studio delle reazioni del paziente che permettono di calibrare la terapia, rendendola più efficace. Per questo motivo la collaborazione della persona che ha subìto il trapianto è fondamentale”.

Nel progetto “Non Sei Solo” sono coinvolti 72 infermieri, 2 epatologi, 2 chirurghi ed un consulente psicologo. I bisogni del paziente sono stati individuati grazie a questionari mirati, da cui sono emerse le problematiche maggiori. Tra queste, quella più frequente riguardava proprio la richiesta, subito dopo l’intervento, di un contatto diretto con l’équipe sanitaria.

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Claudia Costa

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