
Maggior trasparenza sulle etichette dei prodotti dietetici: l’Unione Europea si prepara a riconsiderare la normativa vigente per consentire ai consumatori una scelta più oculata e consapevole dei prodotti destinati non solo a chi desidera perdere peso, ma anche a diabetici, celiaci, anziani, neonati e a chiunque necessiti un’alimentazione “mirata”. “Si tratta di regolamentare un mercato attualmente molto poco limpido.” , ha affermato John Dali, commissario alla salute dell’UE e principale promotore dell’iniziativa. Ma cosa cambierà, in pratica, sul mercato nazionale e internazionale?
La normativa europea si propone fondamentalmente un obiettivo: cancellare il termine “dietetico” dalle etichette dei prodotti che fino ad oggi sono stati classificati come tali, evitando in questo modo confusione e fraintendimenti in merito al significato stesso del termine “dietetico”, che assume significati e connotazioni marcatamente diverse non solo fra i diversi stati, ma anche nel più ristretto campo del mercato interno. All’atto pratico, gli articoli attualmente denominati come dietetici, verranno trattati alla stregua dei prodotti alimentari comuni, salvo indicazioni orientate a categorie specifiche come i diabetici e lattanti. Il principale lavoro di “pulizia” spetterà alle industrie stesse, che dovranno fornire all’Efsa (l’Agenzia Europea per la Sicurezza degli Alimenti) prove scientificamente attendibili dell’efficacia dei loro prodotti.
Si tratterà quindi di un passo avanti sulla via di una maggior trasparenza e di una più sensibile tutela degli interessi dei consumatori, una politica condotta secondo una linea morbida che evita accuratamente di allarmare le industrie: l’applicazione della nuova normativa (che verrà ora sottoposta ai ministri dei diversi stati e che dovrebbe entrare in vigore entro il 2015), non comporterà il ritiro dei prodotti attualmente diffusi sul mercato, ma – se mai – una sostituzione di etichette con indicazioni meno aleatorie.
Martina Fragale è giornalista e ghostwriter ed è diventata giornalista pubblicista nel 2010 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it. Ha approfondito il tema del giornalismo costruttivo a Londra, in Olanda, in Danimarca e in Svizzera ed è in questa prospettiva che si occupa di vari argomenti, affrontando anche il tema delle fake news e del debunking in diverse conferenze. Oggi è docente e tutor per il percorso di formazione per diventare giornalisti pubblicisti dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo ed è direttore responsabile di Buone Notizie.