Tornare a vedere dopo un lungo periodo di buio grazie ai progressi della scienza: è accaduto in Italia, presso l’ospedale Renzetti di Lanciano, dove una paziente di età avanzata ha recentemente recuperato la vista grazie ad un intervento chirurgico. E con la vista, ad essere ritornate sono anche l’autonomia e la voglia di vivere.

“Mi avevano detto che tanto a quest’età non c’era niente da fare” ha affermato la donna al momento di lasciare l’ospedale, in compagnia di una nipote “sono stata costretta a farmi assistere giorno e notte perché non vedevo più e, da sola, non potevo muovermi nemmeno dentro casa”.

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E’ stato un trapianto della cornea a rendere possibile questo risultato, un’operazione nella quale viene rimossa la parte alterata della cornea del paziente e sostituita con una delle stesse dimensioni, proveniente da un donatore. Ad oggi, il trapianto della cornea garantisce un’alta possibilità di successo.

Ma è l’età della paziente, 91 anni, a costituire l’essenza della buona notizia: un’età in cui spesso gli anziani perdono la propria autonomia ed autosufficienza. Persone a cui, anche a causa anche di pregiudizi culturali, non si prestano più le dovute cure.

Eppure è proprio la nostra nazione, insieme ai Paesi Scandinavi, secondo i dati 2010 del “Rapporto sulla non autosufficienza in Italia”, a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ad avere la più alta aspettativa di vita tra i paesi dell’UE. Un indice che deve però coincidere con la possibilità di una cittadinanza attiva, di vivere pienamente anche questa parte delle propria esistenza, di poter usufruire di strutture e di trattamenti adeguati.

La struttura ospedaliera Renzetti non è nuova a questo tipo di interventi su pazienti anziani, come  testimonia l’alta percentuale, circa il 6%, di degenti ultranovantenni. Una scelta precisa, quella dell’Ospedale di Lanciano, come ha affermato Domenico Pellegrini, primario di oculistica presso la struttura, “si tratta di una forma di assistenza importante, perché consente non solo una riabilitazione visiva a volte sorprendente, ma anche uno straordinario miglioramento della qualità della vita di queste persone, che recuperano una condizione di buona autonomia e di indipendenza da famigliari, badanti e servizi sociali.

Una recuperata vitalità e autosufficienza attendono quindi la paziente, che, al momento delle dimissioni dalla struttura ospedaliera,  aveva già recuperato una buona autonomia.

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Isabella Berardi

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