Più frutta nelle bibite analcoliche a base di succhi naturali: la percentuale contenuta in questo tipo di  bevande passa infatti dall’attuale 12% al 20%, con un aumento, quindi pari, all’8%. A stabilirlo il Decreto Salute recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri. Con un duplice, positivo effetto:  un prodotto alimentare migliore per i consumatori e ricadute positive sull’economia per i nostri produttori, soprattutto quelli di agrumi.

E’ un risultato importante quello ottenuto dal Decreto Salute e relativo alla percentuale di frutta nei succhi. Un provvedimento che tocca un prodotto quotidianamente consumato da milioni di adulti e, soprattutto, di bambini. Questa misura impone l’aumento dell’8% di succo naturale per tutte quelle bevande analcoliche vendute in Italia che richiamano nel nome o nella descrizione un frutto.

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Potranno essere prodotte bibite con quantità inferiori di prodotto ma nel loro nome e nella descrizione non si potrà fare nessun riferimento al frutto.  La norma non impatta in nessun modo quei succhi o i nettari di frutta, in cui la percentuale di succo e/o purea varia dal 25% al 50%, che hanno una loro precisa definizione codificata in ambito comunitario e che hanno percentuali di frutta significativamente più alte.

Soddisfatto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi: “Il decreto approvato dal governo è un passo avanti verso soft drink più salutari nell’interesse di consumatori e produttori”  ha commentato Guidi “ Se una bibita si chiama aranciata o limonata, è giusto che abbia una percentuale minima di succo di arancia o di limone e non solo bollicine”.

Guidi sottolinea anche la ricaduta positiva che avrà sull’industria alimentare questo provvedimento: Si traduce in un aumento della richiesta industriale di agrumi, soprattutto di arance, che in parte favorisce le produzioni agricole nazionali.

Anche se come poi, secondo i dati di Confagricoltura, annualmente, le nostre industrie alimentari importano circa 30 milioni di kg di succo di arancia. Ma l’Italia, paese tradizionalmente vocato alla coltivazione di agrumi, è anche esportatore di succo di arancia per circa 58 milioni di kg, soprattutto in Germania.

 

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