E’ un risultato importante quello ottenuto dal Decreto Salute e relativo alla percentuale di frutta nei succhi. Un provvedimento che tocca un prodotto quotidianamente consumato da milioni di adulti e, soprattutto, di bambini. Questa misura impone l’aumento dell’8% di succo naturale per tutte quelle bevande analcoliche vendute in Italia che richiamano nel nome o nella descrizione un frutto.
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SostieniciPotranno essere prodotte bibite con quantità inferiori di prodotto ma nel loro nome e nella descrizione non si potrà fare nessun riferimento al frutto. La norma non impatta in nessun modo quei succhi o i nettari di frutta, in cui la percentuale di succo e/o purea varia dal 25% al 50%, che hanno una loro precisa definizione codificata in ambito comunitario e che hanno percentuali di frutta significativamente più alte.
Guidi sottolinea anche la ricaduta positiva che avrà sull’industria alimentare questo provvedimento: “Si traduce in un aumento della richiesta industriale di agrumi, soprattutto di arance, che in parte favorisce le produzioni agricole nazionali”.
Anche se come poi, secondo i dati di Confagricoltura, annualmente, le nostre industrie alimentari importano circa 30 milioni di kg di succo di arancia. Ma l’Italia, paese tradizionalmente vocato alla coltivazione di agrumi, è anche esportatore di succo di arancia per circa 58 milioni di kg, soprattutto in Germania.