Raggiungere la felicità sul lavoro non è un’utopia. Molte persone – è vero – vivono con fatica il proprio lavoro, perché non sempre lo si è scelto e raramente corrisponde agli studi effettuati e ai propri desideri più profondi. Eppure una recente indagine effettuata su un campione di  2.200 lavoratori del Regno Unito ha messo in evidenza che la felicità e il lavoro possono coincidere. Due mestieri, in particolare danno la felicità: il fiorista e il giardiniere. Secondo lo studio inglese, la felicità in ambito professionale non si trova nella staticità, ma nella flessibilità e nella gestione diretta della quotidianità: il mestiere del fiorista consente al lavoratore sia di avere un rapporto con il pubblico sia di studiare e aggiornarsi continuamente, mentre quello del giardiniere alterna il momento a contatto col pubblico al momento “privato”, a quello delle lunghe coltivazioni.

Il lavori di bancariotecnico informatico e risorse umane, al contrario – pur avendo stipendi elevati che consentono di togliersi molti sfizi e alcuni lussi – non appagano mai del tutto.

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Alcuni mestieri “tradizionali”, invece, anche in presenza di stipendi più bassi, sembrano dare maggiore felicità e soddisfazione: si tratta di lavori che possiedono una forte utilità sociale, una grande professionalità e, spesso, una buona dose di creatività, come gli elettricisti, i parrucchieri e i sarti.

“La cosa più importante” ha spiegato il professor Cary Cooper, dell’Università di Lancaster, “è poter gestire il proprio tempo, vedere il risultato finale e sentire che il proprio lavoro è utile ed apprezzato. Inoltre, non si prendono ordini da nessuno e si riesce a trovare da soli l’equilibrio perfetto tra vita privata e lavoro“. La ricerca conferma che “i soldi non danno la felicità a lungo termine” e che le persone non raggiungono la felicità attraverso “guadagni di denaro extra, conclude Cooper.

Probabilmente la verità sta nel vecchio, ma saggio detto “il denaro non dà la felicità”. Le felicità è fatta, spesso, di passione, forse perché la passione è l’ingrediente che dilata nel tempo la percezione della sensazione di felicità.

Ognuno di noi possiede una sua “passione”, o – meglio – una sua “vocazione”: e una volta che la si è scoperta e trovata, è doveroso inseguirla – o almeno tentare tutto il possibile per inseguirla.

 

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No Comments

  • Daniela Troina ha detto:

    Tutti i lavori in cui si puo’ creare valore e dove si riesce ad esprimere (ed accrescere) il proprio talento sono fonte di piacere a patto che viga un clima di rispetto reciproco tra tutte le persone (In primis capi verso collaboratori).

  • raffa ha detto:

    la mia nonna diceva: ” Ogni lavoro è pane e ogni pane ha la sua crosta”