Il giorno in cui verrà trovato il vaccino contro la malaria sarà un buon giorno per l’umanità. E forse questo giorno potrebbe essere arrivato. Sono infatti positivi i risultati per la prima fase di sperimentazione di un nuovo vaccino contro la malaria basato su una versione indebolita e quindi innocua degli ‘sporozoiti’, le cellule del parassita malarico che si sviluppano nelle ghiandole salivari della zanzara vettore.

Lo studio, che è stato condotto dai ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) e da collaboratori presso il Walter Reed Army Institute of Research e il Naval Medical Research Center riguarda 57 volontari sani che si sono sottoposti ai test per verificare l’efficacia del vaccino sperimentale, battezzato PfSPZ e sviluppato dagli scienziati di Sanaria Inc., azienda biotecnologica di Rockville.

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La malaria è una malattia infettiva che ancora miete nel mondo circa un milione di morti l’anno, la maggior parte dei quali in Africa Sub-Sahariana. Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel solo 2010 sono state infettate 219 milioni di persone.  Le vittime sono soprattutto giovani: in Africa, per ogni minuto che passa un bambino muore di malaria.

E’ provocata da parassiti che vengono trasmessi all’uomo dalle zanzare. Secondo le stime, circa il 40% della popolazione mondiale vive in aree in cui la malaria è endemica, ovvero sempre presente tra la popolazione di una certa area geografica, con un numero di casi sostanzialmente costante nel tempo.

Per questo c’è di che rallegrarsi alla notizia che un gruppo di ricercatori potrebbe aver posto le basi per debellare questa piaga dell’umanità.

Già in passato era stato osservato che le punture di zanzare trattate con radiazioni rendono gradualmente immuni dalla malattia. Il problema è che la quantità di “pizzichi” necessari è troppo alta, almeno un migliaio. Per questo i ricercatori hanno deciso di lavorare direttamente con i parassiti trasmessi dalle zanzare. “Il prossimo passo sarà cercare di capire quanto a lungo nel tempo duri la protezione” – spiega il primo autore dello studio, Robert Seder del Vaccine Research Center dei National Institutes of Health, nel Maryland .”Il fatto” – continua – “che debba essere iniettato direttamente in vena piuttosto che sottocute come la maggior parte dei vaccini potrebbe rendere difficoltosa la somministrazione”.

“L’impatto globale della malaria è enorme e inaccettabile” – evidenzia Anthony S. Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases – “Scienziati e operatori sanitari hanno fatto passi avanti significativi nel caratterizzare, trattare e prevenire la malattia, ma arrivare a un vaccino rimane il goal da segnare. Siamo incoraggiati da questo importante passo avanti”.

Attualmente sono 20 i vaccini contro la malaria allo studio, alcuni in fase 1, altri in fase 2 e uno in fase 3 della sperimentazione. Il prossimo passo dunque sarà testare su più persone per capire meglio quale sia la dose efficace, e per capire la fattibilità di somministrarlo per endovena, una modalità non molto usata per i vaccini.

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