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Doveecomemicuro.it: il portale che ti dice l'ospedale migliore per curarti

Si chiama “doveecomemicuro” ed è il portale per individuare la migliore struttura dove curarsi…
Il progetto nasce con l’obiettivo di consentire ai cittadini di individuare la struttura sanitaria piu’ adatta alle proprie esigenze e, nei limiti del possibile, piu’ vicina alla propria abitazione. Anche se ogni patologia ha la sua struttura. E così, se il problema è un femore rotto, allora l’ospedale più attrezzato è  Cto di Milano.

Se il problema è il Bpco, allora bisogna rivolgersi alla Fondazione Maugeri di Cassano delle Murge in Puglia.
Il portale www.doveecomemicuro.it,  presentato ieri a Roma offre una vera e propria ‘mappatura‘, patologia per patologia, degli ospedali ‘top’ d’Italia. Ecco dunque dove andare per ciascura delle seguenti situazioni o patologie.
Qualche esempio?

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Volete partorire in tranquillità? La struttura consigliata (e certo non la più comoda per tutti)  è l’Ospedale ostetrico di S.Anna a Torino, che con i suoi 7913 parti l’anno (anno di riferimento 2012), abbondantemente supera la soglia dei 1000 parti fissata dal Ministero.
E se il parto è cesareo? Allora l’ospedale che lo esegue in maniera più appropriata è l’Ospedale Vittorio Emanuele III presso Carate Brianza, in Lombardia, con appena 4,68% cesarei per 100 parti, contro una media nazionale di 26,27%.
Cambiamo patologia…

Frattura del collo del femore? è l’Ospedale Cto di Milano ad avere il primo posto in classifica con 0,81% deceduti contro una media nazionale di 6,02%. Un altro indicatore seguito per la frattura del collo del femore è la tempestività dell’intervento che secondo gli standard internazionali deve avvenire entro 48 ore dal ricovero. La media nazionale per questo indicatore è il 40,16% degli interventi. La struttura migliore è l’Istituto Rizzoli di Bologna, con l’86,92% degli interventi eseguiti entro 48 ore.

Le graduatorie delle strutture sono state stilate, tiene a precisare il coordinatore del progetto Walter Ricciardi, secondo rigorosi criteri scientifici: le aziende sanitarie sono infatti valutate sulla base di un set di 50 indicatori di qualita’, selezionati mediante una revisione sistematica delle fonti di dati disponibili (Agenas, Istat, Atlante sanitario Era Web, Osservatorio nazionale per la salute nelle regioni italiane) sulla qualita’ assistenziale delle strutture sanitarie Italiane. “L’obiettivo era realizzare un supporto informativo rivolto ai cittadini attraverso un’iniziativa cosiddetta di public reporting”  spiega Ricciardi “capace di rafforzare il principio di responsabilita’ sociale all’interno del Servizio sanitario nazionale, secondo cui i decisori e le organizzazioni sanitarie devono rispondere delle proprie azioni e performance verso i cittadini, in termini di trasparenza comportamentale, amministrativa, gestionale, strategica ed economica. Tale strumento di pubblicazione dei dati di performance delle strutture sanitarie aumenta il potere decisionale di cittadini e pazienti e consente di migliorare la qualita’ dell’assistenza dei servizi sanitari, soprattutto nel contesto ospedaliero. Le evidenze scientifiche dimostrano, infatti” ricorda “che riportare pubblicamente le performance di una certa struttura incoraggia attivita’ volte al miglioramento della qualita’ delle prestazioni offerte a livello del singolo ospedale“.

Inoltre, prosegue Ricciardi, “dal 25 ottobre scorso, in virtu’ della direttiva europea (2011/24/Ue), ogni cittadino dell’Unione puo’ decidere liberamente di ricevere assistenza sanitaria in ciascuno dei Paesi membri. E’ chiaro che, per scegliere il luogo dove curarsi, un cittadino deve avere accesso ad informazioni chiare, rigorose e tempestive sulla qualita’ dei servizi offerti sia ospedalieri, sia ambulatoriali e domiciliari“.

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