Jason Silva ha firmato (e filmato) numerosi shots di meraviglia — uno più bello dell’altro. Eccone uno dedicato allo stupore (“awe”), seguito dalla traduzione a cura di Ferdinando Buscema.

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Stupore (Jason Silva)
[Stupore: un’esperienza caratterizzata da un’ampiezza percettiva tale che, per assimilarla, è necessario riconfigurare le proprie mappe mentali.]
Penso molto spesso al contrasto tra banalità e meraviglia, tra essere indifferenti e vivere un’estasi radiosa, tra essere distaccati dal qui e ora, ed essere emotivamente rapiti dal momento presente. Credo che uno dei problemi degli esseri umani sia l’abitudine. Creata la nostra zona di comfort, raramente ne usciamo, ma così facendo cadiamo in quello che si chiama “adattamento edonico”. L’eccesso di un certo tipo di stimoli — cioè lo stesso stimolo ripetuto più e più volte — rende tale stimolo invisibile. Il nostro cervello lo ha già mappato e non c’è più modo di esserne ancora sensibili. Abbiamo occhi che non vedono nulla, abbiamo orecchie che non ascoltano nulla, e il cuore non sente né comprende nulla. C’è un gran bel libro dal titolo The Wondering Brain (“Il cervello che si meraviglia”). Secondo l’autore, uno dei modi per rivivere lo stato di meraviglia è quello di sospendere temporaneamente il proprio Sè, in modo che il mondo possa entrarci dentro. Come disse Henry Miller: «Anche un filo d’erba, quando gli venga data la giusta attenzione, diventa un mondo infinitamente magnifico in sé.» Oppure, come disse Darwin: «L’attenzione, se improvvisa e ravvicinata, si trasforma in sorpresa; e questa in stupore; e a sua volta si trasforma in meraviglia stupefacente.» Questo è il rapimento estatico. Questa è l’illuminazione. Questa è quella sorta di comprensione dell’infinito che gli esseri umani amano così tanto. E dunque, come facciamo a farla accadere? Come facciamo a confondere il nostro apparato percettivo, per avere il tipo di esperienza emotiva ed estetica dalla vita che la rendono più significativa? Per accorgerci che tutti quei momenti esistono? Perché si tratta proprio di quei momenti che ricorderemo per sempre. Solo in questi momenti sentiamo di vivere l’estasi con rinnovata pienezza, quella condizione difficilmente sopportabile di quando l’energia esplode direttamente sulle nostre terminazioni nervose. Questa esplosione di entusiasmo, estasi e meraviglia espande i nostri parametri percettivi oltre i limiti precedenti, imponendoci letteralmente di riconfigurare i nostri modelli mentali del mondo, per assimilare la bellezza alla quale siamo stati esposti! Questo è ciò che significa essere ispirato! La radice greca del termine significa “respirare dentro” (aaaaahhhhh!) Portarlo dentro! L’universo entra nel nostro cervello, e ne ri-esce niente meno che in forma di poesia. Abbiamo una responsabilità verso la meraviglia.

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Mariano Tomatis

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