Il sesso dopo il lockdown? Cala il desiderio, ma c’è più attenzione

 

Una ricerca recente compiuta da Durex insieme ad Anlaids, associazione italiana che si batte contro la diffusione dell’Aids, ha studiato come la pandemia ha cambiato il rapporto degli italiani con il sesso dopo il lockdown. La ricerca è parte integrante della campagna globale Safe is the new normal che ha l’obiettivo di trasmettere messaggi positivi di cambiamento e superamento di una precedente, e non sempre corretta, normalità in ambito sessuale. Infatti, soprattutto i giovani, non sono sempre consapevoli dei rischi in materia di malattie trasmissibili e considerano le complicazioni lontane dalla propria esperienza.

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Le informazioni sulle modalità di trasmissione e su quali comportamenti adottare per fare sesso in modo sicuro, sono spesso poche e poco diffuse a causa dei tabù che ci sono ancora sull’argomento. Si era infatti perso di vista il pericolo delle malattie trasmissibili come la mononucleosi, che è diventata epidemica negli ultimi anni anche in Italia. La pandemia, dunque, ha insegnato ad adottare atteggiamenti sicuri non solo nell’ambito dell’igiene ma anche del sesso sicuro. 

L’83% degli italiani non ha voglia di fare sesso

La commissione scientifica costituita dal dott. Massimo Galli, infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, punto di riferimento per la ricerca sull’HIV e oggi anche sul Covid-19, dalla dott.ssa Sonia de Balzo, sessuologa napoletana specialista in psicologia clinica e dello sviluppo, dal dott. Alberto Venturini, psicoterapeuta cognitivo comportamentale dell’Ospedale Galliera di Genova e dalla dott.ssa Alessandra Scarabello, dermatologa allo Spallanzani di Roma, ha rilevato che, riguardo al sesso dopo il lockdown, su 500 italiani intervistati tra i 16 e i 55 anni, l’83% ha confessato un calo generale del desiderio, mentre solo il 23% ha mantenuto una soglia simile al periodo precedente alla pandemia.

Perché il desiderio è calato?

Secondo la medesima ricerca e quanto evidenziato anche dalla ginecologa Jen Gunters nel New York Times qualche mese fa, un ruolo importante ha giocato lo stress della pandemia, che ha inibito la libido. Tra gli altri fattori emersi dalla Durex, sono presenti la paura del contagio, la presenza di bambini in casa, l’obbligo di distanziamento sociale e l’interruzione dei movimenti.

Dati e alternative al sesso tradizionale

Secondo la ricerca i single sono la categoria che ha subito maggiormente il calo del desiderio: 98% per chi non aveva una frequentazione stabile prima della quarantena e il 93% per chi aveva una relazione. Le coppie conviventi hanno ammesso che l’attività sessuale è diminuita dal 73% al 58%. Tra le alternative al sesso in coppia emergono la masturbazione per il 60%, la visione di materiale pornografico per il 30%, sesso in webcam 13%. In particolare una recente ricerca sui sex toys compiuta dal New York Times ha rivelato che negli ultimi mesi la vendita nei negozi online di sex toys è raddoppiata, ciò fa pensare che l’isolamento abbia indotto molte persone a sperimentare nuovi metodi per provare piacere.

Non ci sono prove che il contagio del Covid-19 avvenga sessualmente

Nonostante non ci siano prove che il Covid19 sia trasmissibile sessualmente, come afferma il prof. Andreoni, la pandemia ha colpito il nostro Paese generando degli effetti psico–sessuali a breve e a lungo termine. Quindi è importante sensibilizzare l’opinione pubblica, secondo la sessuologa dott.ssa Balzo, sulla prevenzione del contagio del virus Covid-19 , e ancor di più, del virus dell’HIV e delle altre malattie a trasmissione sessuale.

Cosa fare?

Durante la quarantena, la dott.ssa Adelia Lucattini, psichiatra della Società Psicoanalitica Italiana, ha rilasciato un’intervista su Repubblica, dove forniva alcuni suggerimenti per sopravvivere all’astinenza sessuale. In particolare, l’esperta sottolineava l’importanza della condivisione di momenti di vita privata, anche se separati, monitotare la propria salute ed evitare i rapporti occasionali, contenendo l’impulsività con l’aiuto di amici e parenti.

Il passo successivo all’isolamento è rappresentato dal superamento della “sindrome della seconda verginità”, vissuta come una pressione interna di tornare a fare sesso liberamente, consapevoli dell’attuale condizione e di ciò che comporta. Tuttavia questa seconda verginità potrebbe portare con sé un cambiamento che è importante riconoscere: il sesso, infatti, fa sentire vivi, dà benessere, dà la sensazione di riprendere contatto con il proprio corpo; riprovarlo come fosse un’automobile, per vedere se funziona ancora, per sentire se siamo cambiati e non siamo più come prima, sostiene l’esperta.

L’esperimento olandese delle “Bubble sex”

Interessante citare a tal proposito l’esperimento olandese delle “bubble sex”, proposto dall’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM) rivolto alle persone single, che consiste nell’incontrare la stessa persona, per avere un contatto fisico o sessuale a condizione di essere entrambi liberi da malattie; accordarsi con questa persona su quante altre persone vedono entrambi.

L’idea sostanziale è che si scelga un partner che rispecchi la rigorosa sicurezza delle proprie misure anti-coronavirus e ci si impegni a formare una “bolla”. Chiunque altro sia collegato ai due partner diventerà anche una parte della bolla, specificano gli esperti del RIVM.

Prevenire per ricominciare!

Secondo Bruno Marchini, presidente dell’Anlaids, proteggersi anche dall’HIV e dalle malattie sessualmente trasmissibili può risultare un messaggio non gradito, perché aumenta la paura e l’insicurezza già dominanti, tuttavia è indispensabile cogliere l’opportunità di una maggiore attenzione generale: il lockdown e la conseguente diminuzione dell’attività sessuale possono anche essere un’occasione per effettuare uno screening su HIV e malattie sessualmente trasmissibili e ripartire da “quasi zero” con le giuste protezioni, prendendosi cura di se stessi con maggiore consapevolezza.

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Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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