Planet Youth, l’evoluzione del modello islandese, è ad oggi una delle risposte migliori sul fronte della lotta alle dipendenze.

Il lockdown non ha placato il commercio di droga e alcol che ha visto anzi un’impennata notevole di consumatori, giovani compresi. Le sostanze d’abuso sono state rese reperibili attraverso il mercato illecito online di cocaina, hashish ed eroina. Stessa cosa per alcolici e superalcolici, protagonisti secondo l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) di un incremento delle vendite del 180% in più rispetto all’anno scorso. La lotta alle dipendenze in Italia e in Europa diventa dunque sempre più attuale, come dimostra l’aumento delle richieste d’aiuto sul web segnalate dall’Istituto Europeo delle dipendenze. Fra le risposte possibili a quello che è un problema condiviso, spicca senza dubbio il modello islandese: un metodo che negli anni è andato incontro a evoluzioni su scala planetaria. 

Planet Youth, l’evoluzione mondiale del modello islandese di lotta alle dipendenze

Nel 1998 un gruppo di scienziati islandesi dell’ISCRA (centro islandese per la ricerca e l’analisi sociale) – in collaborazione con politici e professionisti – realizza quello che attualmente è considerato il metodo migliore per il trattamento e la prevenzione delle dipendenze. Nel tentativo di comprendere meglio cosa spinga i giovani all’uso di droga e alcol, nasce prima il famoso modello islandese Youth in Iceland e poi la sua evoluzione, Planet Youth, un progetto che negli anni Duemila sarà riconosciuto in tutto il mondo (sono attualmente 32, i paesi che hanno aderito).

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Planet Youth è un metodo di prevenzione e cura delle dipendenze che ha dimostrato di funzionare grazie all’approccio comunitario e intersettoriale. Coinvolge difatti scuole, comuni, nuclei familiari e sanità. Il metodo si sviluppa in più fasi: inizia con una coalizione scientifica di sociologi e responsabili politici che realizzano un sondaggio tramite questionari da sottoporre agli adolescenti. Ai ragazzi, vengono poste domande di vario tipo che riguardano tanto il consumo di alcol e droghe quanto il loro modo di trascorrere il tempo libero. Dopo un’ analisi dei risultati – e individuando le potenziali carenze della città o del territorio sulle offerte extra scolastiche – si passa all’azione locale in più siti. Passati poi 7/8 anni dall’azione, si ripropone il questionario per vagliare la generazione successiva e i risultati del precedente intervento.

Youth in Iceland. Lotta alle dipendenze

Youth in Iceland 1998-2005

Quanto ai risultati, l’esempio islandese parla chiaro. Dal 1998 al 2005 l’uso di sostanze e di alcol in Islanda è diminuito del 50% grazie a Youth in Iceland, allontanando i giovani dalle dipendenze e coinvolgendo adulti e intere comunità cittadine. Le azioni principali sono state avvicinare i giovani alle loro famiglie (incrementando il tempo trascorso insieme) e aumentare le attività sportive e culturali. È stata inoltre distribuita a tutti i giovani la Leisure card, un sussidio di 430 euro per pagare la partecipazione a eventi sportivi, teatrali e concertistici.

Il modello islandese sbarca in Italia

Il primo comune italiano che aderisce a Planet Youth è Santa Severina, in provincia di Crotone. Nel 2015 la cittadina partecipa al questionario grazie all’amministrazione della dottoressa europrogettista Roberta Caputo, aderendo così al programma islandese di trattamento e prevenzione delle dipendenze giovanili.

«Ho scelto di avviarlo nel comune di Santa Severina – ci racconta Caputo – perché è un comune che aveva già partecipato a diversi progetti europei. Il questionario è molto articolato e scava a fondo nelle vite dei ragazzi. Nel caso islandese, è venuto fuori negli anni Novanta che le strutture sportive o extra scolastiche sull’isola erano molto carenti e che un incremento di queste strutture avrebbe potuto essere un rimedio. È stata inoltre realizzata dal governo una card grazie alla quale i ragazzi hanno la possibilità di partecipare ad attività culturali.

Noi abbiamo partecipato sottoponendo agli studenti del Liceo Classico Borrelli il questionario. Una volta trovato il problema, il liceo è intervenuto introducendo tantissime nuove attività  di tipo extra scolastico. Per questo progetto abbiamo coinvolto associazioni di volontariato ma anche enti pubblici come l’Assessorato allo sport».

Il caso trentino. DaiMuoviamoci, la risposta “made in Italy” al metodo islandese

In Italia la lotta alle dipendenze è rappresentata dalla FederSerd (Federazione Italiana dei Servizi delle Dipendenze). La realtà raggruppa più di 500 associazioni e operatori dediti alla lotta alle dipendenze.

Tra le molte realtà associate, la campagna DaiMuoviamoci di Trento si ispira al modello islandese e pare stia dando i suoi frutti, coinvolgendo il Centro Servizi del volontariato, Apss (Azienda Provinciale per i Servizi Salitari) e il Comune di Trento. Il progetto riguarda nello specifico la sensibilizzazione del mondo adulto alle problematiche di dipendenza riscontrate fra i giovani ed è partito più di due anni fa attraverso un percorso sviluppato dai Servizi Sociali del comune di Trento.

Il progetto DaiMuoviamoci si ispira al metodo islandese Planet Youth perché mira a coinvolgere l’intera comunità locale nella ricerca di soluzioni efficaci a un problema condiviso. «L’Islanda ha sensibilizzato più basi della società – racconta Andreas Fernandez del Centro Servizi Volontariato del Trentino – come gli insegnanti, gli allenatori, i genitori, gli educatori, tutti, insomma – in quanto adulti – hanno riconosciuto la propria responsabilità rispetto ai giovani. La prima cosa che ci proponiamo di fare è rendere consapevoli gli adulti del fatto che la lotta alle dipendenze esiste e che può coinvolgere chiunque. Attraverso la loro comprensione si può davvero agire e trovare le dovute soluzioni».

Planet Youth di ISCRA tiene conferenze globali per divulgare il metodo islandese sul trattamento delle dipendenze. Sono in corso ricerche mondiali che coinvolgono sempre più professionisti ed enti pubblici pronti ad adottare la campagna e continuare, di generazione in generazione, ad esaminarne i risultati.

Leggi anche:

“Sono un’ex alcolista. E ho inventato un modo per aiutare chi vuole smettere di bere”

Smettere di bere e non ricaderci più? E’ possibile. Parola di Elsa Radaelli

Abuso di alcol: perché è aumentato con il coronavirus e come uscirne

Condividi su:
Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici