Approvato dall’OMS il primo vaccino contro la malaria. Ne parliamo attraverso una doppia intervista.

Il 6 ottobre 2021 è stato approvato il primo vaccino contro la malaria. Da anni si stava cercando di ottenere un vaccino per curare “la piaga dell’Africa”. La malaria è una malattia trasmessa da punture di zanzare infette e miete centinaia di vittime ogni giorno, in particolare in Centro Africa, Sud America e Asia. 

Il World Health Assembly ha mostrato quanto il Covid abbia influito su una minor attenzione ai casi di malaria portando, di conseguenza, a un incremento dei decessi. Il nuovo vaccino, seppur ancora con una percentuale di guarigione solo del 30%,  potrebbe davvero migliorare le condizioni di vita ed economiche dei Paesi più colpiti.

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Il vaccino è stato sperimentato e approvato dall’OMS: nonostante la protezione per i casi contagio sia ancora bassa, questo primo passo segna l’inizio di un grande cambiamento, che si aspetta da decenni. Ai nostri microfoni le voci di Atu Dakarai, impiegato zimbabwese, e Chiara Maneschi, medico ed endocrinologa veneziana.

Il vaccino che l’Africa aspettava da anni

Atu Dakarai vive a Venezia-Mestre da oltre trent’anni. Arriva dallo Zimbabwe e ricorda la grande paura per la malaria. 

“Provengo da un villaggio vicino alla capitale Harare – racconta Atu Dakarai – come in tutti i villaggi d’Africa, le cure dipendono dai capi villaggio e dagli anziani che, con la loro esperienza, somministrano rimedi naturali. La malaria viene chiamata da noi “la febbre che uccide” e, quando si viene colpiti, è davvero difficile sopravvivere.

Da bambini ci vietavano di uscire nella stagione delle grandi piogge, perché l’umidità incrementava il numero di zanzare e la possibilità di essere punti. Solo i più ricchi riuscivano a farsi trasportare negli ospedali della capitale e a permettersi le cure. Immaginate quanto questo vaccino potrà cambiare la nostra vita. Tutti parlano di vaccino contro il Covid, ma credo che per noi africani sia ancor più importante il vaccino contro la malaria, che si aspettava da anni. 

Ogni volta che torno in Africa porto i farmaci occidentali per la prevenzione della malaria, come il malarone, ma il loro uso è complesso ed è impossibile provvedere al rifornimento per tutti. In Zimbabwe vi sono moltissimi cartelloni pubblicitari che spiegano come riconoscere i sintomi della malaria e come proteggersi: ci sono immagini che cercano di essere comprensibili anche a chi non sa leggere e scrivere; ma nei villaggi molte persone credono che andare in ospedale possa far perdere loro tempo e guadagno e preferiscono combattere fino alla fine. Per questo auspico che si provveda, in futuro, a portare il vaccino contro la malaria ovunque, in modo da curare le persone sul posto e non costringerle a raggiungere le città più grandi”. 

Lo studio del vaccino e le sue potenzialità

“Il vaccino si stava studiando da oltre 30 anni – spiega la dottoressa Chiara Maneschi – secondo Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’OMS, si tratta di un primo passo storico fondamentale per abbattere la malaria; ci basta pensare ai numeri: delle 400000 vittime di malaria che si riscontrano ogni anno, nel 94% dei casi si tratta di bambini. Questo è ovviamente l’inizio di un lungo percorso, ma è già evidente che la combinazione del vaccino (che da solo riduce del 30% la letalità della malaria) e la sua associazione con i farmaci antimalarici, sia vincente: i risultati di guarigione sono del 70%.

Sono convinta che in questi due anni la necessità di trovare un vaccino contro il Covid sia stata una grande spinta per la ricerca in generale, creando un effetto volano che ha incrementato anche gli altri studi. Questo dimostra quanto sia importante credere nella ricerca e portare avanti progetti che sembrano a volte fermi.

Il vaccino contro la malaria è davvero una conquista incredibile nel campo medico e diventerà ancora più efficace in futuro: sicuramente creerà anche una miglioria economica e, perché no, influirà anche sul mondo del turismo, anche se questo dipenderà dal programma vaccinale e dalla sua buona applicazione“.

Il vaccino che cambierà l’economia delle famiglie

“La malaria – continua Atu – è una della malattie più temibili. I Paesi africani più colpiti sono quelli del centro Africa, dove il clima è tropicale e ci sono molte foreste. Il vaccino sarà quindi una manna per tutti noi. Non solo migliorerà la vita delle persone, ma influirà anche a livello economico sulle sorti delle famiglie. 

Quando ero piccolo, mio zio è morto in seguito alla malaria. La vita della nostra famiglia è cambiata. Mio padre ha dovuto provvedere alla sussistenza dei miei cugini e di mia zia e questo ha gravato sulla nostra condizione economica. Immaginate a quante famiglie del mondo questo accada, oltre al grande dolore della perdita. Noi bambini abbiamo iniziato a lavorare presto e la parola malaria era come una maledizione: vivevamo nella costante paura di morire; anche a livello psicologico per me è stato un trauma: quando sono arrivato a Mestre, dove in estate ci sono tantissime zanzare, vivevo nella paura di contrarre la malaria. 

Auspico che il vaccino sia gratuito per tutti e che riesca a raggiungere anche i villaggi più remoti. La malaria è diffusa anche in Sud America e in Asia e questo creerà una miglioria anche per questi Paesi. Mi auguro che non ci siano, però, faide fra case farmaceutiche e che si pensi davvero al benessere delle persone di ogni ceto sociale”.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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