Recentemente approvato alla Camera, e in attesa del via libera del Senato, il disegno legge relativo all’ introduzione dell’ educazione emotiva nelle scuole, dovrebbe partire in fase sperimentale dal prossimo anno scolastico per una durata totale di tre anni. Come si legge nelle finalità della proposta di legge, l’introduzione sperimentale e volontaria  delle competenze non cognitive (educazione emotiva) potrà effettuarsi nell’ambito di una o più materie al fine di prevenire la povertà educativa e la dispersione scolastica.

Struttura generale dell’educazione emotiva a scuola

In passato, su Buonenotizie,it, avevamo parlato dell’importanza dell’educazione emotiva a scuola in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo ma non solo. Infatti, oltre a essere importanti per l’apprendimento dello studente, le competenze non cognitive (soft skills) rappresentano un vero trampolino di lancio per l’ingresso nel mondo del lavoro. Ma come sarà organizzata l’educazione emotiva? Innanzitutto la sperimentazione riguarderà tutti gli ordini e gradi scolastici; ogni istituzione scolastica si sentirà libera di parteciparvi nel rispetto dell’autonomia scolastica vigente. Non si tratterà di una disciplina a parte ma sarà compresa all’interno delle discipline che decideranno di essere coinvolte. I docenti riceveranno una formazione specifica attraverso enti accreditati dal Miur. La valutazione e il monitoraggio del progetto di sperimentazione si effettuerà alla fine di ogni secondo e quinto anno della scuola secondaria di secondo grado, a cura di una commissione costituita da quattro docenti universitari e quattro dirigenti scolastici in quiescenza (pensione) nominati dal Miur. Infine, ma non per ultima, anche la famiglia rivestirà un ruolo importante di collaborazione per l’incentivazione e la promozione del medesimo progetto. 

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L’Asilo nel bosco e la Piramide del nutrimento emozionale

Tra le istituzioni scolastiche che hanno già fatto propria la didattica delle emozioni ci sono le scuole dell’infanzia dell’ asilo nel bosco, secondo cui, come esiste una piramide dell’alimentazione sana, esiste anche la “Piramide del nutrimento emozionale” con i sette “nutrienti emotivi” che non dovrebbero mai mancare nella vita di un bambino: amore, gioco, limiti, frustrazioni, doveri, empowerment e piaceri. Ognuno di questi nutrienti contribuisce a rafforzare l’autostima del bambino e gli permetterà di  affrontare le sfide e le eventuali sconfitte del futuro. L’educazione emotiva è dunque un modello educativo che promuove il benessere e previene il disagio attraverso lo sviluppo di competenze emotive, come appunto l’autostima, ma anche la capacità di stare in gruppo. 

Apprendimento ed emozioni: un binomio possibile per la Scienza

Secondo un recente studio  coordinato da Veronica Boix, ricercatrice presso il Project Zero della School of Education della Harvard University, ci sarebbe una base scientifica molto forte sulla relazione tra la capacità di apprendere e lo stato emotivo.  Per la ricercatrice, l’educazione è stata per troppo tempo vincolata ai contenuti, ma in un mondo così complesso come quello attuale, è importante riuscire a riconoscere le proprie emozioni, leggere i fatti del mondo attraverso quello che si prova. Lo studio cita il tema dell’immigrazione, che suscita risposte emotive forti come paura e insicurezza. L’educazione emotiva insegnerà dunque ai giovani  il perché si sentano in questo modo. Li abituerà a nominare le loro emozioni e infine a riconoscere e accettare sensazioni che non sono sempre piacevoli.

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Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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