Un numero crescente di ricerche, associa il consumo di alimenti ultra-trasformati (UPF), tra cui insaccati, patatine, gelati e pane di produzione industriale, cereali raffinati. e zuppe istantanee ad effetti avversi sulla salute, tra cui malattie cardiovascolari, sindrome metabolica, obesità e depressione.

L’associazione tra UPF e declino cognitivo è più recente e i risultati di uno studio brasiliano condotto dai ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università di San Paolo sulla salute degli adulti, pubblicato nella rivista medica JAMA Neurology, sembrano confermare che gli UPF aumentino il rischio generale di degenerazione, in particolare tra gli individui di mezza età.

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Declino cognitivo, cosa sono gli UPF che impattano sul cervello

In Italia la demenza colpisce circa 1 milione di persone over 65, di cui oltre 630 mila sono affette da malattia di Alzheimer e più di 928 mila da Declino Cognitivo Lieve. Molto ancora può essere fatto in termini di modificazione degli stili di vita e di sviluppo di trattamenti efficaci per prevenire o ritardare lo sviluppo dei sintomi della demenza.

Sane abitudini alimentari, assieme ad un’attività fisica adeguata alla propria situazione e al non utilizzo o abuso di sostanze quali alcool e nicotina, sembrano ridurre la probabilità di sviluppare la demenza. Negli ultimi 30 o 40 anni però, il consumo di alimenti ultra-processati è aumentato in tutto il mondo, soprattutto a causa di fattori socioeconomici. Con UPF si intendono prodotti altamente trasformati e con ingredienti aggiunti, come oli e grassi polinsaturi, zuccheri, amidi, oltre ad aromi artificiali, coloranti, emulsionanti e altri; calorie vuote che non sono in grado di nutrire e che hanno invece un impatto negativo sul nostro cervello.

Limitare il consumo di UPF potrebbe ridurre il declino cognitivo

I ricercatori brasiliani hanno realizzato uno studio prospettico dal 2008 al 2019 circa, su 10.775 individui: dipendenti pubblici di età compresa tra 35 e 74 anni etnicamente diversi. Le prestazioni cognitive sono state valutate nel corso del tempo tramite test standardizzati, tra cui test di memoria, di elenchi di parole di riconoscimento e di fluidità verbale.

Conclusioni e buone pratiche da mettere in atto

Dopo un follow-up di 8 anni, i risultati dello studio brasiliano hanno mostrato che il consumo di UPF superiore al 19,9% delle calorie giornaliere totali era associato a un declino più rapido del 28% delle prestazioni cognitive globali e del 25% della funzione esecutiva. I ricercatori hanno ipotizzato che le cause potessero essere legate a lesioni cerebrovascolari o processi infiammatori cronici che colpiscono il cervello in seguito ad un consumo abituale di UPF.

Questi risultati, scrivono i ricercatori, sebbene necessitino di ulteriori conferme e valutazioni, suggeriscono che “limitare il consumo di alimenti ultra processati potrebbe essere associato a un ridotto declino cognitivo negli adulti di mezza età e anziani”. Comportamento in linea con le attuali raccomandazioni di salute pubblica sulla limitazione del consumo di UPF.

Alimenti altamente trasformati e ricchi di additivi dovrebbero essere sostituiti da cibi naturali con “etichette pulite”, ovvero con pochi ingredienti, perlopiù conosciuti e che rispettino natura e animali. Una dieta equilibrata e salutare dovrebbe essere composta da alimenti ricchi di nutrienti e ingredienti freschi; questa, insieme ad altri fattori quali il sonno, la serenità e il movimento può aiutare a mantenere il cervello in buona salute.

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Giulia Angelon

Giulia Angelon

Mi piace esplorare l’esistenza, osservandone i misteri e sperimentando la forza creatrice che genera l'atto di comunicare quando nasce dall’ascolto e dal dialogo. Per BuoneNotizie.it scrivo di benessere e innovazione in chiave culturale, imparando l’arte di esserci nelle cose con intensa leggerezza.

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