La scorsa settimana ti ho anticipato che per rendere la relazione sempre più solida è importante comunicare con il bambino.

E tu mi dirai:  Come faccio a comunicare con un bambino che mangia e dorme e a malapena tiene gli occhi aperti? E che per di più non può rispondermi dato che la parola si sviluppa molto più tardi fra i 18 mesi e 3 anni? (Dipende da bambino a bambino). Tutto vero tuttavia ciò non significa che il bambino non recepisca ciò che gli dici. Anche perché nella comunicazione non rientra solo ciò che dici, che conta il 7%, ma anche il come lo dici (toni, ritmo, pause) che vale il 38% e il linguaggio del corpo con cui ti esprimi che conta il 55%. Nel linguaggio del corpo rientra una componente molto importante quanto sottovalutata nel  mondo occidentale: il respiro!

Approfondiremo questo tema in un altro momento ma ti anticipo una domanda: sai come respiri? Sei consapevole del tuo respiro specialmente nei momenti emotivamente impegnativi? Allenati ad esserlo e ad ispirare a pieni polmoni gonfiando prima il petto poi l’addome ed espirando sgonfiando prima l’addome e poi il petto e raccontami cosa noti di diverso dentro di te.

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A cosa serve comunicare in modo efficace

Tornando alla comunicazione sappi che il tuo bambino coglierà l’emozione che stai vivendo mentre gli parli e l’intenzione che hai nel comunicare con lui. Per questo si suggerisce di parlare spesso ai bambini anche e soprattutto per avvisarli di ciò che sta per accadere così da preparali per esempio al cambio del pannolino, al contatto dell’acqua del bagnetto o anche ad un cambio di ambiente quando si torna a casa dall’ospedale per esempio o si esce a fare passeggiate. Grazie alle tue descrizioni assorbirà sempre meglio l’ambiente che lo circonda e si preparerà anche all’utilizzo della parola successivamente. Il linguaggio dentro il neonato inizia molto prima rispetto alla verbalizzazione vera e propria.

Questo per quanto concerne un neonato ma noterai che anche per bimbi di 1-2-3 anni comunicare loro anche le cose che diamo per scontate ti faciliterà la vita e ti permetterà di limitare le crisi tipiche del periodo 2-3 anni momento in cui i bambini affrontano così tanti cambiamenti che spesso sfogano con ciò che erroneamente chiamiamo ancora capricci mentre sono richieste di aiuto o modi di comunicare un bisogno e/o un disagio per i quali non hanno ancora acquisito altri modi per farlo.

Ed anche in questo caso comunicare le tue emozioni (sono arrabbiata NON mi hai fatto arrabbiare, ricordiamoci che ognuno di noi è responsabile e autore del proprio sentire), chiedere scusa quando qualcosa non va, condividere uno stato d’animo difficile (rabbia, tristezza, ecc) darò anche a tuo figlio gli strumenti per potere a sua volta esternare il suo sentire per tutta la vita e questo è un insegnamento che non ha prezzo.

Quanti adulti conosci che non sono in grado di comunicare o condividere ciò che provano? Che non si ascoltano? Se sei fra quelli e sei genitore è giunta per te l’occasione di crescere in questo senso insieme a tuo figlio, credimi ne beneficerete entrambi (ora e anche durante la tanto temuta adolescenza).

Se vuoi approfondire oltre che scrivermi a [email protected] puoi farlo leggendo il libro ‘Intelligenza emotiva per un figlio’ di John Gottman

Pensa che esiste un progetto che si chiama Nati per leggere’ che viene divulgato in tutta Italia, di solito nelle biblioteche, che promuove la lettura fin dal primo mese di vita proprio perché creare un rituale il cui il bambino è avvolto dal tuo abbraccio, sente il tuo calore e la tua voce, genera in lui emozioni piacevoli che sedimentano nel suo inconscio e fanno parte dell’imprinting che tuo figlio sta ricevendo.

Nella comunicazione con un bambino ci sono altri tre aspetti  molto importanti su cui ti invito a porre attenzione e ad allenarti

  1. Evitare di presumere cosa pensi l’altra persona ma abituarti a chiedere: Cosa provi in questo momento? Di cosa hai bisogno per calmarti? Cosa posso fare per te? Perché hai fatto questa cosa? (Vale anche quando si comunica con un altro adulto) Sì perché i bambini sono meno esperti di noi della vita proprio perché devono ancora vivere le loro esperienze ma sono esseri pensati perciò è importante trattarli con rispetto, chiedere la loro opinione sulle scelte che li riguardano esempio come vogliono vestirsi o se gli va bene ciò che abbiamo scelto per loro, oppure chiedere il permesso per abbracciarli o prenderli in braccio, spesso si da per scontato che ai bambini faccia sempre piacere essere coccolati ma ci sono momenti in cui sono concentrati in altre cose o semplicemente non ne hanno voglia come noi adulti.
  2. Imparare a fare domande produttive, al posto di dire: Cosa posso fare per farti stare meglio? E’ meglio di chiedere: Perché piangi? Fare domande che li guidino verso una scelta, specialmente quando sono ancora piccoli non hanno la tua stessa capacità lessicale o una conoscenza approfondita della realtà perciò è utile (anche per evitare scenate incomprensibili ai tuoi occhi) guidare le scelte ad esempio prima di uscire di casa: vuoi indossare le scarpe o i sandali? Se dovesse rispondere una terza cosa rimanere fermi con dolcezza ripetere: la scelta è fra i sandali e le scarpe quali preferisci? Preferisci andare al parco a piedi o in bicicletta? Ecc.
  3. Poni attenzione al tono che usi. Personalmente è una delle cose su cui mi sono allenata di più negli anni perché tendevo a sbottare e usare toni poco piacevoli specialmente con le persone a me vicine e mi sono avvicinata ai primi percorsi di crescita personale anche perché non volevo avere questo modus operandi in veste di mamma. Certo a volte perdo la pazienza e alzo un po’ la voce ma un conto è farlo una volta al mese o ogni due mesi o di rado un altro conto è farlo un giorno sì e uno no. E una cosa che ho imparato a fare, anche con mia figlia, è, nelle rare occasioni in cui succede, ritornare centrata in pochi minuti e scusarmi con mia figlia per aver alzato la voce perché non è necessario farlo e ci sono modi più utili per dire le cose.

Se alcuni vocaboli ti sembrano forzati o difficili per un bambino ricorda che fino ai 3 anni sono delle spugne, hanno un’intelligenza incredibile che Maria Montessori ha definito la mente assorbente pertanto non dubitare che ti capisca e pensa anzi che stai contribuendo a dargli degli strumenti verbali che utilizzerà nella crescita con sempre maggior padronanza e sarà in grado di comunicare i suoi bisogni, le sue difficoltà e le sue emozioni così da poterti chiedere aiuto quando ne avrà bisogno.

 

 

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Sara Propoggia

Sara Propoggia

Sara Propoggia, sono una Parent Coach: facilito la vita ai genitori che scelgono la consapevolezza e agiscono per creare un mondo pacifico e armonico, un giorno alla volta.

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