Il coronavirus potrebbe essere un’occasione di svolta per la crescita demografica in Italia. Il prof. Rosina ci spiega come

 

In Italia, la crescita demografica durata circa 90 anni, ad esclusione dei periodi bellici, è in calo da circa 5 anni. Alcuni credono, o forse sperano, in un’inversione di tendenza, con un boom di nascite, a causa del coronavirus. Altri sostengono siano aumentate le separazioni delle coppie, a causa di una convivenza forzata e continuativa durata mesi. La reale problematica dell’Italia è invece il “progressivo degiovanimento”.

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La crescita demografica in Italia

Gli squilibri demografici prodotti nella popolazione italiana sono tali per cui, non solo il nostro Paese ha una bassa natalità, ma la denatalità passata ha ridotto anche il numero delle potenziali madri – spiega il prof. Alessandro Rosina, docente di demografia e statistica sociale presso la facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, e prosegue – anche se ci fosse un aumento delle nascite, sarebbe vincolato verso il basso, perché è drasticamente diminuito, e in continuo calo, il numero delle donne in età riproduttiva”.

Bisogna notare che il numero delle nascite è in costante calo dal 2009, battendo ogni anno il record negativo di nascite di sempre, a partire dall’Unità d’Italia. Come risulta da alcune previsioni, è però auspicabile che, a cavallo tra il 2021 ed il 2022, il numero delle nascite possa tornare a essere in crescita. Un punto di svolta, anche se non radicale, per contrastare il degiovanimento.
Il 60% dei giovani italiani, nella fascia tra i 20 ed i 34 anni, sono quelli più preoccupati dalla situazione economica del loro paese e dalle prospettive occupazionali, che influiscono anche sui loro progetti di vita. Ovviamente diventano importantissimi, per contrastare l’invecchiamento del paese e un incremento delle nascite, gli strumenti di conciliazione tra lavoro e famiglia, come ad esempio il Family Act, per supportare le nuove generazioni dando maggiori sicurezze.

Ricambio generazionale

L’Italia, per uscire da questa crisi demografica, deve dare spazio ai giovani. Dev’esserci un ricambio generazionale e tecnologico. “Noi abbiamo bisogno dell’apporto delle nuove generazioni – continua Rosina – delle loro competenze tecnologiche e digitali, nonché della loro sensibilità verso nuove soluzioni. Questo per rilanciare sia la pubblica amministrazione, sia le piccole-medio imprese, che hanno bisogno di effettuare un salto tecnologico. In Italia abbiamo bisogno certamente di aumentare il numero delle nascite, ma contemporaneamente di aumentare l’occupazione, soprattutto giovanile“.

Le due “I”: intraprendenza e investimento

I giovani devono credere in se stessi per cambiare culturalmente l’Italia, essere presenti anche sul piano politico per poter farsi notare, per poter esprimere nuove idee e soluzioni. Deve svilupparsi un’azione collettiva che possa cambiare radicalmente il Paese. Con due fattori chiave, da sviluppare simultaneamente, si potrà superare la crisi: intraprendenza, da parte dei giovani, ed investimento collettivo del Paese verso i giovani stessi.

 

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Paolo Guidali

Paolo Guidali

Paolo Guidali, blogger e aspirante pubblicista. Ha scritto per Varese Press e oggi collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

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