Con l’espressione inclusione lavorativa ci si riferisce all’inserimento nel mondo del lavoro di persone con disabilità a cui l’articolo 27 della Convenzione ONU (ratificata dall’Italia con la legge 18/2009) riconosce il diritto al lavoro “su base di uguaglianza con gli altri […] in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità alle persone con disabilità”.

Crescono gli esempi virtuosi che contemplano l’assunzione in settori quali la ristorazione, l’amministrazione, le vendite al dettaglio e anche il mondo della moda o dello spettacolo. La strategia vincente si basa sostanzialmente sulla formazione preventiva declinata in base all’esigenze del lavoratore.

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Diversità e inclusione nel mondo del lavoro

In Italia, c’è già la legge n. 68 del 1999 che favorisce l’inclusione lavorativa. Il collocamento mirato obbliga le aziende con più di 15 dipendenti ad assumere una persona con disabilità, ma nonostante ciò le assunzioni procedono a rilento.

Il principale ostacolo all’inserimento di lavoratori con disabilità è una resistenza di tipo culturale: non ci sono altre motivazioni, poiché i dispositivi normativi ne agevolano l’assunzione attraverso il riconoscimento di incentivi fiscali per i datori di lavoro che sono posti di fronte ad un obbligo di legge.

Le varie iniziative a sostegno della valorizzazione della disabilità nel mercato del lavoro provengono per lo più da sensibilità sociali e personali che trovano accoglienza in associazioni no profit o piccole iniziative private, come quelle di cui abbiamo già trattato parlando di autismo e che favoriscono l’inclusione lavorativa.

Seppur un vero e proprio censimento non sia disponibile, l’AIPD, l’Associazione Italiana Persone Down Onlus operante dal 1979, ha stimato nel 2019 un numero totale di persone con sindrome di Down assunte pari a 221, con una percentuale del 42,3% al Sud. Con il trascorrere del tempo è maturata la consapevolezza che l’assunzione di persone con disabilità, non solo conviene ma, migliora la qualità degli ambienti lavorativi.

“Si tratta di assicurare un diritto fondamentale che è anche un bisogno umano, identico per ogni individuo.- afferma Antonella Falugiani, presidente di CoorDown Onlus su Vita.it – Il lavoro è una base importante per la crescita, del diventare adulti, per la realizzazione della propria vita, per vivere in autonomia e avere le opportunità che tutte le persone che lavorano hanno. Così come è importante studiare così lo è il passaggio nel mondo del lavoro, perché permette di riconoscere il valore delle persone e di avere nuove relazioni sociali”

Promuovere una cultura del lavoro inclusiva

Una formazione preventiva, mansioni semplici e ben organizzate, la chiarezza del sistema gerarchico e dei ruoli, la considerazione del lavoratore con disabilità come adulto e competente sono gli elementi per una strategia di successo per un percorso di inclusione lavorativa.

È dunque necessario informare, sensibilizzare, diffondere, sostenere e promuovere una cultura inclusiva che allarghi le maglie delle buone pratiche a favore dell’inserimento di persone disabili nel mondo del lavoro.

È questo il senso della campagna globale “The Hiring Chain”, letteralmente “la catena di assunzioni”, lanciata da CoorDown il 21 marzo del 2022, in occasione della Giornata mondiale sulla sindrome di Down. Sul sito www.hiringchain.org è possibile entrare in contatto con associazioni che forniscono informazioni e supporto per gli inserimenti lavorativi con persone con sindrome di Down.

La campagna ha riscosso un gran successo anche grazie al video musicale interpretato da Sting “The Hiring Chain” attivando un circolo virtuoso di nuove possibilità e occasioni per rendere concreta l’inclusione lavorativa. In Italia la prima assunzione connessa a questa campagna è avvenuta nell’azienda Salvatore Ferragamo S.p.A.

Per una buona inclusione lavorativa bisogna allora preparare il terreno, diffondere buone pratiche, agevolare sempre più le prassi burocratiche e raccontare, come dimostra il successo di questa campagna, l’impatto positivo che questi processi possono avere.

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Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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