Una campagna di ammodernamento potrebbe portare a un cambiamento del sistema penitenziario italiano. Se perpetuata nel tempo, comporterebbe un più giusto perseguimento del diritto umano della dignità e del rispetto.

In questa complicata questione, significativo il ruolo dell’Associazione Antigoneper i diritti e le garanzie nel sistema penale”. Si tratta di una realtà nata alla fine degli anni Ottanta nel solco dell’omonima rivista  promossa, tra gli altri, da Massimo Cacciari, Stefano Rodotà e Rossana Rossanda. Un’associazione politico-culturale a cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari, insegnanti e cittadini che a diverso titolo si interessano di giustizia penale. Un faro che getta luce sulle condizioni del nostro sistema penitenziario.

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Carcere, il modello norvegese

Grazie allAssociazione Antigone negli ultimi anni si sono avviate diverse campagne di sensibilizzazione sul tema penitenziario che hanno portato la classe dirigente a intraprendere politiche di modernizzazione del nostro sistema penitenziario, ispirandosi al modello norvegese.

Il carcere norvegese, infatti, rappresenta l’unico sistema detentivo che al momento risulta essere realmente rispettoso dei diritti umani. In particolare è concretamente volto alla rieducazione e al reinserimento sociale del reo e fonda i principi cardine di tutta la sua macchina penitenziaria su tre valori inviolabili:

  • la punizione consiste nella sola restrizione della libertà. Nessun altro diritto deve essere compresso con la decisione della corte, perciò il condannato mantiene, per il resto, gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadino
  • nessuno dovrà scontare la propria pena sotto circostanze più restrittive di quanto sia necessario a garantire la sicurezza nella comunità, quindi andranno privilegiati regimi di sicurezza più bassi possibili
  • durante l’esecuzione della sentenza, la vita dentro le carceri deve assomigliare il più possibile a quella esterna. Questo secondo il principio che se vuoi portare la persona fuori dalla prigione devi portare la prigione fuori dalla persona

Un altro importante principio è quello del reinserimento graduale. Da prigioni di alta sicurezza a quelle di sicurezza più bassa deve esserci una progressione nel trattamento che punti alla reintegrazione, riducendo così drasticamente i rischi di sovraffollamento e di conseguenza l’entità della spesa pubblica necessaria.

Una fotografia del sistema penitenziario italiano

Di recente l’Associazione Antigone ha denunciato come il 2022 sia stato l’anno nero nei suicidi nelle carceri, un record, stando agli analisti, destinato a essere infranto anno dopo anno.

Per comprendere più nel dettaglio il problema, ecco una fotografia della reale condizione del nostro sistema penitenziario. A fine marzo 2022, nelle carceri italiane si contavano circa 54.600 detenuti, di questi, il 38% è alla prima carcerazione, mentre il 62% è stato detenuto almeno un’altra volta, in particolare il 18 % è stato già in carcere almeno altre cinque volte. Negli ultimi anni è aumentato il tasso di recidiva. In media un detenuto ha compiuto circa 2,4 reati, mentre nel 2008 lo stesso dato si attestava intorno al 2.

Oltre le criticità del sistema carcerario

In Italia la detenzione costa allo Stato 3 miliardi all’anno, di cui il 68% è impiegato per la Polizia penitenziaria, questo solo per la detenzione adulta, a cui vanno aggiunti i 280 milioni per il sistema di giustizia minorile. L’84% dello staff carcerario si occupa esclusivamente della custodia dei detenuti, contro una media europea del 61%.

Gli addetti alle attività educative rappresentano l’1,9% del totale, a fronte di una media europea del 3,3%, mancherebbero circa un quinto degli educatori previsti dalla legge. Inoltre gli agenti di Polizia penitenziaria attualmente impiegati sono 36.939, circa 240 in meno rispetto ai 37.181 indicati dal Ministero della Giustizia.

Le criticità del sistema carcerario Italiano sono a oggi così complesse che tentare di ragionare in termini puramente ideologici, riducendone le problematiche unicamente al mancato obbiettivo di ritrovare un valore sociale a una persona che si è resa colpevole nei confronti della società stessa, finirebbe per svalorizzare l’entità del danno.

L’arte come punto di partenza

La speranza germina tuttavia anche nelle carceri italiane. Significativo per esempio un percorso di arte ed educazione artistica con le detenute della casa circondariale di Rebibbia, facente parte di uno dei progetti speciali incluso all’interno della Biennale MArtelive 2022, contenitore multiartistico e multidisciplinare che ingloba progetti ed artisti nazionali ed internazionali che si svolgeranno a Roma e nel Lazio.

Sarà lo street artist “Jorit” a rappresentare il completamento del progetto “Disegna le tue idee, l’arte non ha sbarre“, a Roma, con un’opera su un muro del quartiere del Quarticciolo, mentre dentro la Casa Circondariale di Rebibbia, saranno gli artisti Moby Dick e Barbara Oizmud a realizzare altre due opere in collaborazione con le ragazze della casa circondariale di Rebibbia.

 

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Matteo Cardone

Matteo Cardone

Nato a Torino istruito a Milano, ho frequentato l'Università degli studi di Milano nel corso di relazioni internazionali e istituzioni europee.studio per diventare esperto di geopolitica e relazioni internazionali.

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