Donne, politica e lavoro: qual è il peso politico e il potere contrattuale delle donne, nell’Italia del 2023? Quanto conta il gentil sesso, in un Paese dal nome femminile? La prima presidente del Consiglio compensa una diminuzione generali del numero delle parlamentari. All’orizzonte, strategie del PNRR per ridurre i divari di genere nel mondo del lavoro. Il lavoro della politica è ridurre i divari di genere.

Donne, politica e lavoro: la situazione in Italia

Per provare a rispondere alla domanda iniziale sul ruolo delle donne in politica in Italia, si può partire dal considerare la composizione del nuovo parlamento. Per la prima volta in venti anni, il numero totale dei parlamentari è sceso a 600, tra deputati e senatori. La presenza femminile si è ridotta drasticamente: solo il 33% degli eletti è donna. I presidenti di Camera e Senato, ruoli ricoperti da donne nella precedente legislatura, sono stati affidati a uomini, nella XIX legislatura iniziata a ottobre 2022. Ignazio La Russa è il presidente del Senato e Lorenzo Fontana quello della Camera.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Donne, politica e lavoro: i numeri degli incarichi politici

La situazione non è favorevole alle donne, neanche nel caso delle commissioni parlamentari. Alla Camera, su 14 commissioni permanenti, per nessuna è stato affidato il ruolo di Presidente ad una donna. Al Senato, Stefania Craxi è la presidentessa della commissione esteri; Giulia Bongiorno quella della commissione giustizia. Infine, su 103 deputate under 40, solo 12 ricoprono ruoli rilevanti, come capogruppo o vice-presidente. A livello locale si assiste invece ad una tendenza positiva: dal 1989 ad oggi, la percentuale di amministratrici è cresciuta dal 6,5% al 33%. In Emilia-Romagna, il 38% dei consiglieri regionali è donna. Città come Roma, Torino, Milano, Bari e la Regione Umbria sono state amministrate da donne. Iole Santelli, ex senatrice di Forza Italia ed ex vicesindaco di Cosenza, ha amministrato la Regione Calabria fino alla sua prematura scomparsa, nell’ottobre del 2020.

2022, l’anno di Giorgia Meloni presidente del Consiglio

La carenza di ruoli femminili a livello apicale è stata colmata con l’elezione a Presidente del Consiglio dei Ministri di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. L’elezione della prima donna italiana Presidente del Consiglio ha contribuito ad un’innovazione nel panorama politico italiano ed europeo. Nei paesi del Nord Europa le donne hanno ricoperto, da sempre, ruoli apicali con maggiore frequenza rispetto al nostro Paese (Svezia, Finlandia, Lituania, Estonia e Germania, ad esempio). In un momento storico, in cui anche le istituzioni europee hanno delle rappresentanze femminili, l’Italia non poteva rimanere un passo indietro. La Grecia ha eletto, il 13 marzo 2020, la prima presidentessa della Repubblica, Katerina Sakellaropoulou.

Gender Gap Index e soluzioni nazionali

La politica è lavoro, nel momento in cui crea strategie per il migliorare la qualità della vita. Le donne, che lavorano in politica, dovrebbero porsi come obiettivo principale quello di ridurre il divario di genere nel mondo del lavoro. Il divario tra uomini e donne resta un tema caldo da affrontare, a livello globale. Secondo l’ultimo rapporto sul Gender Gap Index (l’indice sul divario di genere, monitorato dal World Economic Forum), l’Europa ha un livello di parità di genere del 76,6%, in miglioramento rispetto all’anno precedente. Ottimi risultati si raggiungono in Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia. In una classifica mondiale di nazioni, l’Italia si classifica al 63esimo posto. A condizionare negativamente il risultato pesano fattori quali la violenza di genere e il Gender Pay Gap, ovvero la differenza salariale tra uomini e donne. Per colmare il divario salariale, nel 2021 è stata varata la legge Gribaudo (legge 162/2021) che include, tra gli atti discriminatori, anche quelli compiuti in fase di selezione del personale.

La strategia nazionale per la parità di genere

Il governo Draghi, nel luglio 2021, nel novero degli obiettivi del PNRR, ha varato la strategia nazionale per la parità di genere. Scopo della strategia è far guadagnare 5 punti all’Italia nella classifica sulla parità di genere, redatta dall’Istituto Europeo per la Parità di Genere (EIGE). Misure da adottare riguardano, in primis, l’aumento in percentuale della presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate, al 45% del totale dei componenti e nei consigli regionali al 40% dei componenti, e l’applicazione del principio della parità di genere nei collegi elettorali.

La strategia mira, inoltre, a contrastare l’incremento post-pandemico della disoccupazione femminile, sostenendo l’occupazione e le iniziative imprenditoriali femminili, allo scopo di ridurre il ricorso al part-time. Importanza è dedicata alla gestione del tempo trascorso a lavoro e in famiglia, soprattutto per le donne che si dedicano a tempo pieno e in maniera non retribuita all’assistenza di familiari con problemi di salute. Sul fronte del congedo di paternità, punto di arrivo è l’aumento della percentuale di richieste dal 22 al 50%. Ulteriore caposaldo di questo piano strategico è la parificazione culturale tra donne e uomini, con l’introduzione di un sistema di certificazione della parità di genere.

Condividi su:
Donatella Bruni

Donatella Bruni

Mi occupo di economia, lavoro e società, con uno sguardo alle dinamiche del lavoro, ai consumi e ai cambiamenti della società (fisica e digitale). Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici