Da qualche anno qualche piccolo passo in avanti è stato compiuto per colmare il gender gap e le donne detengono un numero maggior di posizioni di comando. Alle porte della Festa della Donna possiamo fare i conti con un’Italia al femminile che avanza.

Gender gap in Italia: il nostro paese ha raggiunto livelli storici

Negli ultimi anni, in Italia, i dati che riguardano la piena parità sono in leggero miglioramento. È quanto riportato dal Global Gender Gap Report 2022. L’Italia guadagna due punti percentuali nella classifica mondiale e si attesta al 63esimo posto dal 2021 (il divario italiano è destinato a ridursi entro 100 anni).

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Di recente attuazione la legge Gribaudo che prevede una redazione del rapporto di parità, sia per le aziende pubbliche sia per quelle private, per favorire in Italia un maggior vigore nella parità retributiva e nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro. La certificazione delle aziende avverrà anche sulla base di opportunità di carriera, policy sulla promozione della parità di genere e tutela alla maternità.

Gli ostacoli che si frappongono tra noi e l’Islanda (che ha colmato al 90,4% il divario) sono ancora tanti. Una delle cause più vecchie dipende dal retaggio culturale italiano che influenza il modo in cui viene visto il ruolo della donna nel mondo del lavoro. Non aiutano inoltre le scarse politiche di welfare che danno poco margine per conciliare vita lavorativa ed esigenze familiari.

Ma, alle porte con la 79° ricorrenza dell’8 marzo, possiamo dire che il nostro Paese ha raggiunto dei livelli storici di donne al comando mai registrato prima nella storia italiana. Attualmente siamo l’unico Paese al mondo in cui una donna premier si contrappone ad una leader del principale partito di opposizione.

Si sono infatti concluse da poco le elezioni per il nuovo segretario del Partito Democratico che hanno visto la vittoria di Elly Schlein. Schlein è la prima donna a salire alla guida del Partito Democratico e si affianca, alla sua controparte, Giorgia Meloni, prima donna nella storia d’Italia a ricoprire la carica del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.

I vertici delle istituzioni sono complessivamente sempre più di frequente donne. A Schlein e Meloni in ambito politico si affiancano Silvana Sciarra, a capo della Corte Costituzionale e Margherita Cassano, prima donna nella storia d’Italia a guidare la Corte di Cassazione. Insomma l’inizio del 2023 vede una quota rosa che si estende a macchia d’olio, sia nelle istituzioni che in politica.

Accelerazione dei processi egualitari

Le figure di Elly Schlein e Giorgia Meloni, ma anche di Sciarra e Cassano, possono diventare dei modelli positivi per le tante giovani donne che si affacciano al mondo del lavoro.

C’è da chiedersi se le donne al vertice rappresentano anche un modo diverso di fare politica. In un contesto di educazione paritaria si potrà lavorare per accelerare una consapevolezza maggiore e le donne potranno agire e fare network, pur nelle reciproche differenze, creando un tessuto di supporto e sostegno.

Dal 2019 a oggi sembravano insormontabili gli ostacoli che si frapponevano alla realizzazione delle parità di genere nelle posizioni di vertice in politica. Quattro anni fa, su venti presidenti di Regione, le uniche donne erano la leghista Donatella Tesei e Giorgia Meloni come segretaria del partito Fratelli d’Italia. Ad eccezione di una piccola formazione in +Europa con la fondatrice Emma Bonino.

Oggi possiamo registrare una particolarità: in settant’anni, dal 1948 al 2018, le donne elette in Parlamento sono balzate dal 5% al 35%, nella passata legislatura e al 31% nell’attuale e in soli 4 anni registriamo un aumento storico delle donne al comando: non c’è che da domandarsi se l’attuale andamento cancellerà prima del tempo il gender gap italiano.

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Carlotta Vercesi

Carlotta Vercesi

Parlo della nostra società e di come essa comunica. Il mio obiettivo è di scardinare la narrazione catastrofista e di raccontare le buone idee senza dimenticare i piani politici, sociali, economici. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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