C’è un’Italia che tende al miglioramento. Ed è quella che l’ISTAT fotografa con il report “Eco management e servizi ambientali nelle città: rifiuti, acqua, energia” .

RIFIUTI
Buone notizie arrivano da vari settori, prima (in ordine solo di presentazione) da quello della raccolta differenziata che, nel 2012 anno di rierimento del report, continua a crescere, attestandosi a quota 34.9%, 1,4 punti percentuali in più rispetto al 2011. Certo, il report evidenzia la permanenza di alcune  significative differenze tra Comuni in termini di percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani. Se infatti la percentuale (di raccolta differenziata) nei comuni capoluogo del Nord è pari mediamente al 46,1% , un po’ meno bene si comportano quelli quelli del Centro (che si collocano al 32,0%) e del Mezzogiorno, (21,4% ). Tuttavia, non bisogna fare ogni erba un fascio e non tutti i comuni del Meridione sono negligenti. Di fatti, tra gli 11 comuni capoluogo di provincia che raggiungono per il 2012 l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, come imposto dal decreto152/2006 per la fine del 2012, oltre alle nordiche Vercelli (67,7) e Udine (65,8), troviamo le più sudiste Oristano (65,1) e Benevento (65), e Salerno, già virtuosa dal 2009, nel 2012 raggiunge quota 69,7%. Lungi dal negare l’esistenza di ben note prassi disdicevoli in materia di smaltimento rifiuti messe in atto da ampie porzioni di popolazione, questi dati tendono nella direzione di una ritrovata sobrietà e di un condiviso senso civico che non può che essere una buona notizia.

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CONSUMI DI ACQUA
Nello stesso senso muovono anche i dati relativi alla contrazione dei consumi di acqua per uso domestico, che -in media- passa da 206 litri per abitante al giorno del 2001 a 172 del 2012. Secondo il report (e lo ricordiamo, relativo all’anno 2012) il 42% mostra consumi giornalieri attestati attorno ai 150 litri pro capite (erano il 35% nel 2011), ma solo Padova, Bari e Messina hanno consumi inferiori ai 150 litri giornalieri per abitante. A fare un po’ d’acqua – è il caso di dire – il sistema di reti idriche, la cui dispersione dal momento dell’immissione in rete, al momento in cui l’acqua raggiunge l’utente finale è in media pari al 33,9% mentre in più dell’80% dei comuni la dispersione di rete è superiore al 20%. In questo, l’area geografica mostra una certa evidente diversificazione: al Nord sono solo 5 i comuni dove le dispersioni superano il 40%, al Centro la soglia si supera in 8 capoluoghi, mentre nel Mezzogiorno questo si verifica nel 47% dei capoluoghi. Le migliori performance in termini di mancate dispersioni d’acqua delle reti idriche (pari o inferiori al 15%) si registrano a Milano, Monza, Pavia, Lodi, Cremona e Trento al Nord, Macerata al Centro e Trapani nel Mezzogiorno. E, sempre in relazione all’acqua migliora progressivamente la situazione di Agrigento, che passa da 365 giorni di rifornimenti erogati con le turnazioni (nel 2011) a “soli” 179 giorni. Critica invece rimane la situazione a Caltanissetta dove la fornitura di acqua viene interamente sospesa per 180 giorni l’anno e ridotta per i restanti 186, così come nei tre capoluoghi sardi di Iglesias, Lanusei e Tempio Pausania e Messina, Frosinone, Reggio Calabria e Sassari.

ELETTRICITA’
Infine, buone notizie anche per quanto riguarda l’energia elettrica pubblica.
Con il 3% in più di punti luce su tutto il territorio nazionale, le strade diventano più luminose (e si spera più sicure) ma anche più ecologiche. Aumentano infatti i lampioni fotovoltaici (+6,3%) e quelli con luce orientata verso il basso e schermata (+3,8%), coerentemente con quanto previsto dalla normativa europea.
Ancora una volta Benevento si distingue quale comune virtuoso. Infatti, insieme ad altri 12 capoluoghi la cui dotazione di lampioni fotovoltaici supera la (piuttosto bassina) media (0.5% dei punti luce), il capoluogo campano vanta l’ammirevole media del 90,2 di lampioni fotovoltaici. Tra i grandi comuni, solo a Genova sono presenti lampioni fotovoltaici (1‰). La città, insieme a Trieste, Milano e Torino, rientra tra i capoluoghi con quota di punti illuminanti a luce schermata superiore al 50%; a Bari e Cagliari questi rappresentano la totalità dei punti luce e, all’opposto, Venezia, Padova e Verona non dispongono di questa tipologia di illuminazione pubblica. Palermo, Bologna, Catania e Messina dovrebbero sostituire le lampade di almeno un punto luce su due perché del tipo più inquinate, mentre Cagliari le ha già completamente eliminate e Trieste, Verona e Bari sono molto vicine all’obiettivo.

Insomma, per quanto ancora molto sia da fare, l’ISTAT consegna l’mmagine di un’Italia che prova a migliorare, a spendere e a conumare meno e vivere meglio.

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