Vacanze 2020: in Italia il Covid riporta la montagna alla ribalta

 

In Italia, come in altri paesi del mondo l’obbligo di rispettare le norme dettate dall’emergenza Covid hanno indotto gli Italiani a riflettere sulle vacanze, riscoprendo la montagna e i suoi percorsi più attrattivi. Il mare disattende le previsioni di aprile che lo davano per spacciato. Ma a fiancheggiare la “spiaggia italiana” c’è un’altra protagonista: la montagna, percepita come spazio aperto e quindi meno attaccabile dal virus. La montagna si è conquistata, rispetto al 2019, il 5% in più dei turisti. A spingere i turisti a rivalutare luoghi più naturali è anche il bisogno di fare economia in un’estate che vede alle corde i portafogli degli Italiani.

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Vacanze in Italia: con il Covid vengono riscoperti i percorsi di montagna

«Spero che questa sia la possibilità di scoprire un entroterra sconosciuto, aree di montagna o media montagna, piccoli borghi, parchi e cammini», aveva commentato al telefono Maurizio Davolio prima dell’estate, Presidente di Aitr a Vanity Fair, in un nostro articolo sui 5 borghi italiani più belli da scoprire.

Non è stato l’unico, però, a prevedere uno scenario di questo tipo. In molti, analizzando il contesto, avevano premiato i percorsi di montagna come futuro luogo in cui passare le vacanze in Italia anche in risposta alle esigenze di distanziamento richieste dalla legge.

Le mete di mare hanno raccolto sondaggi negativi nei mesi antecedenti giugno, salvo poi riscoprirsi all’altezza della situazione (avevamo raccontato quali sono le 5 mete di mare più gettonate in Italia in questo articolo).

I percorsi di montagna, invece, sono stati identificati già dalla scorsa primavera come alternativa alle solite vacanze. Il bisogno di meditare e riflettere unito a quello di non trascurare il riposo e il relax hanno messo in moto il desiderio di stare a contatto con luoghi più genuini e naturali.

Leggi anche: Coronavirus e felicità. Alcune lezioni da tenere a mente per il futuro

I cammini più ricercati

La via degli Dei

Italia, vacanze e Covid mettono in luce i percorsi di montagna

Via degli Dei circondato da un panorama mozzafiato

 

La Via degli Dei è una delle attrattive turistiche più interessanti che collega le città di Bologna e firenze attraverso l’Appennino. Prima gli Etruschi, poi i Romani, si servirono di antiche strade, e ne costruirono altre dopo, con lo scopo di sviluppare i loro traffici e assicurarsi il dominio sulla Pianura Padana. Nel Medioevo furono i viandanti, a piedi o a cavallo, ad attraversare quei percorsi ormai caduti in rovina e ricoperti dalla vegetazione. Alla fine degli anni ’80 un gruppo di escursionisti rivalutò il tracciato dandogli il nome di Via degli Dei per le località che andava ad attraversare: Monte Adone, Monzuno (Mons Iovis, monte di Giove), Monte Venere, Monte Luario (Lua era la Dea romana dell’espiazione).

Molte delle strutture, quest’estate in tempo di Covid, sono già al completo, in particolare nel periodo che va dal 1 al 20 agosto. I principali utenti sono donne tra i 20 e i 40 anni di età, spesso viaggiatrici solitarie. Non mancano comunque famiglie con bambini e over 60. Metà delle richieste sono in tenda, per far fronte alla stretta necessità di non spendere troppi soldi, per motivi di sicurezza, o anche solo per il puro e semplice spirito d’avventura.

La via degli Abati

via degli Abati

La Via degli Abati passa attraverso i monti dell’appennino Tosco-Emiliano, da Pavia a Piontremoli. Era utilizzata già dal VII secolo soprattutto da chi viaggiava a piedi, come tragitto più breve da Pavia a Lucca e verso Roma. Il tragitto era attraversato dagli abati di Bobbio per andare a Roma presso il pontefice, da cui dipendeva l’omonima abbazia.

Non ci sono dati ufficiali ma anche per la Via degli Abati gli uffici di competenza hanno riscontrato un incremento rispetto gli anni precedenti. Gli utenti principali sono anche qui donne, di età compresa, però, fra i 40 e i 60. Le modalità con cui si affrontano le soste del viaggio sono la tenda e gli agriturismi.

Il Cammino dei Briganti

L’autore del cammino dei Briganti, il quale si sviluppa tra Abruzzo e Lazio a cavallo tra le regioni storico-geografiche della Marsica e del Circolano è lo scrittore Luca Gianotti, fondatore anche del Sentiero Spallanzani. Luca Gianotti, di origini modenesi, propone da oltre dieci anni cammini con gli asinelli sui sentieri del Velino. Da queste esperienze è nato il Cammino dei Briganti, che è nato dal basso, con il lavoro volontario di Luca Gianotti e di alcuni altri appassionati volonterosi. «Ho imparato storie che i nostri libri di storia non raccontano. Come la verità di ciò che successe con l’unificazione dell’Italia, cioè con la discesa a sud dell’esercito piemontese. Ho scoperto che i Borboni non erano così odiati dal loro popolo e che i Sabaudi furono subito un esercito di invasori violenti e prepotenti. I briganti non accettavano questo nuovo invasore

Anche qua gli uffici interni registrano un fortissimo incremento da quando sono state riaperte le regioni, tanto da costringere molti utenti ad usufruire delle tende invece che delle strutture, in quanto al completo. Giovani universitari, famiglie e anche over 60 sono gli utenti maggiori. Molti, anche i gruppi scout.

Il sentiero Spallanzani

sentiero spallanzani

Lazzaro Spallanzani, scienziato del Settecento, capì una cosa importantissima: per studiare i fenomeni naturali non si doveva studiare solo sui libri, o in laboratorio, ma si doveva uscire, osservare la natura, entrare in sintonia con essa; quindi viaggiare e camminare. Era quindi inevitabile dedicare allo Spallanzani questo sentiero, che in origine partiva da Scandiano (ora da Reggio Emilia), dove Spallanzani nacque, e attraversa tutto l’Appennino reggiano, per concludersi a San Pellegrino in Alpe, sul crinale tosco-emiliano.

Anche per il sentiero Spallanzani i numeri indicano un flusso di viaggiatori in crescita. Famiglie, giovani e bambini ne approfittano per immergersi nella natura e sintonizzarsi meglio con se stessi.

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Giovanni Cugliari

Giovanni Cugliari

Giovanni Cugliari collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

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