Non chiamatelo solo miele. Le api portano in tavola l’80% di quello che mangiamo.

Dalle rilevazioni dell’Istituto dei servizi per il mercato agricolo è emersa un’Italia che si colloca ai primi posti nel settore agroalimentare, soprattutto in termini qualitativi. Il rapporto Ismea-qualivita 2020, che con cadenza annuale analizza i dati relativi alla DOP economy nel nostro Paese confrontandoli con quelli europei, ha evidenziato un sistema solido e capace. Un sistema in grado di poter contare sull’autosufficienza agroalimentare e vitivinicola. Nel 2019 è stata rilevata una crescita del 4,2% sul 2018, per un valore di produzione pari all’incirca 17 milioni di euro. Una crescita confermata anche nel 2020: +14% per i nuovi prodotti DOP (di origine protetta) superando di gran lunga la media europea: +6% Spagna e Ungheria, +5% la Francia, +4% Grecia e Croazia, +2% la Polonia, +1% Portogallo, Germania, Paesi Bassi, Romani e Cipro.

Con 838 prodotti, l’Italia è il Paese con il maggior numero di filiere DOP al mondo!

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Il mercato del miele

Valori positivi sono riscontrabili anche per quanto concerne il mercato del miele che nei primi nove mesi del 2020 registra una crescita del 13% rispetto l’anno precedente. Questo significa un vantaggio per l’apicoltura, per l’economia del Paese, e per la salvaguardia dell’intero ecosistema.  Ad incrementarne il consumo sono soprattutto le famiglie con bambini a cui viene somministrato sotto forma di propoli, pappa reale, e altri prodotti terapeutici.

Si conferma così una crescita di mercato che ha raggiunto un +4% nell’ultimo quinquennio, e si innalza del +7,5% la capacità produttiva, ossia la quantità di alveari presenti sul territorio. È un fattore determinante questo? Assolutamente sì.

Le api sono in prima linea nel nostro sistema produttivo.

“Se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che 4 anni di vita” affermava Einstein in una sua celebre citazione. E come dargli torto.

Le api sono molto più che semplici insetti considerando che l’80% della nostra alimentazione dipende proprio da questi piccoli esseri impollinatori. Solo in Europa le api sono responsabili di oltre 4000 specie di frutta e verdura, per questo l’incremento di soggetti che si dedicano a questa attività è un segnale positivo per l’intero ecosistema. Gli alveari sono infatti indispensabili per la produzione di miele e per la vita stessa delle api, che risulta fortemente minacciata dai cambiamenti climatici e dall’utilizzo in agricoltura di pesticidi e fertilizzanti. Si stima che dal 1995 in Europa si siano perse il 25% delle api, mentre in America il 40% dal 2006: quasi la metà.

Tra gli apicoltori c’è chi sceglie di dedicarsi interamente a questa attività e un recente studio della Coldiretti afferma che si tratta soprattutto di giovani. È questo il caso di Barbara, giovane imprenditrice in provincia di Varese che ha scelto di lanciarsi in questa nuova avventura.

Quando si dice “ricominciare una nuova vita”.

Dal restauro all’apicoltura, quella di Barbara è stata una scelta radicale che l’ha portata in poco tempo a intraprendere da zero una nuova avventura. Dopo aver lasciato il “tanto reclamato” posto fisso come restauratrice, dal 2016 ha deciso di dedicarsi a tempo pieno all’attività di apicoltore.

“È stato un po’ un amore a prima vista. E pensare che non mangiavo quasi mai il miele perché in famiglia non eravamo abituati. Mi sono informata tramite un’amica che svolgeva da tempo questo mestiere e, dopo aver fatto qualche ricerca in merito, mi ci sono tuffata. Ho iniziato con due arnie, le classiche casette delle api, e pian piano mi sono ingrandita sempre di più. Oggi ne ho quasi 50 con circa 50.000 api l’una, disposte in 3 siti: due in Provincia di Varese e uno in Liguria. Voglio provare a produrre il miele d’eucalipto”.

Ci spiega anche che l’attività richiede attenzioni di varia intensità a seconda del periodo dell’anno. “Nel periodo di fioritura il lavoro è molto più intenso perché il miele viene raccolto ogni 15 giorni; mentre nei mesi più freddi, quando le api sono quasi sempre in letargo, mi dedico più ad attività di laboratorio come la produzione di creme e propoli”.

In apicoltura, anche la resa non è sempre la stessa e risulta piuttosto altalenante. “Dipende da diversi fattori, primo tra tutti il clima. La primavera del 2020, per esempio, è stata molto produttiva grazie alle numerose giornate di sole”. A riconferma questo del successo del miele sul mercato.

“Consiglio comunque ai giovani di provare ad avvicinarsi e conoscere più da vicino questo mondo. Le soddisfazioni sono tante e ad ogni modo è un piccolo contributo per la salvaguardia delle api. Gli incentivi da parte delle istituzioni non mancano e con i giusti requisiti sono ampiamente accessibili”.

L’Europa è a favore dell’apicoltura.

Per quanto riguarda il triennio 2020-2022 l’Europa ha stanziato 120 milioni di euro a sostegno dell’Apicoltura, mettendo a disposizione fondi comprensivi di corsi di formazione, supporti logistici e strumenti per supportare la lotta contro i parassiti. Si tratta di finanziamenti a fondo perduto e i possibili beneficiari includono sia le associazioni che i singoli produttori. Per la richiesta è necessario presentare un business plan debitamente esaustivo e dettagliato, unitamente alla domanda di partecipazione al bando, avendo cura di rispettare termini e scadenze. L’azienda 3bee tiene costantemente aggiornata la sezione dedicata ai bandi delle varie regioni e tramite questo link è possibile monitorare quelli più attinenti alle proprie necessità. 

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Chiara Bigarella

Chiara Bigarella

Chiara Bigarella collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista

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