Uno dei fattori che più contribuiscono allo spreco del cibo è la scarsa informazione dei consumatori. Secondo uno studio della Commissione Europea, nei Paesi UE si buttano ogni anno 9 milioni di tonnellate di cibo basandosi su interpretazioni sbagliate delle etichette. In Italia, per esempio, non è sempre chiara la differenza tra le diciture “Da consumarsi entro” e “Da consumarsi preferibilmente entro”. E proprio per ridurre questi sprechi diverse aziende stanno investendo per informare al meglio i loro clienti, occupandosi dei tre momenti fondamentali del prodotto.

Le informazioni scritte sulle etichette

Il primo momento è l’acquisto: il Regolamento UE 1169/2011 rende obbligatoria (salvo specifici casi) la presenza di un’etichetta informativa. Quest’ultima deve avere diverse indicazioni, tra cui gli ingredienti (elenco, quantità e potenziali rischi allergenici), le condizioni di conservazione e dichiarazione nutrizionale. Tutte queste informazioni sono fondamentali per valutare la qualità di un prodotto e poterlo gestire al meglio una volta acquistato. 
La crescente maggiore attenzione verso ciò che si compra si nota anche nel mondo delle app: Yuka, Open Food Facts e Nutritrack sono solo alcune delle applicazioni che leggono le etichette e ne valutano la salubrità. E nonostante ognuna di esse presenti alcuni punti deboli o comunque controversi, la loro stessa presenza testimonia la crescita di interesse da parte dei consumatori a valutare fino in fondo i prodotti.

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Dopo l’acquisto

Il secondo punto riguarda la consumazione: se la confezione reca la scritta “Da consumarsi entro” significa che quel prodotto diventa rischioso da consumare se si supera la data indicata. La frase “Da consumarsi preferibilmente entro” indica invece una stima del produttore sul periodo di migliore qualità del prodotto. Questo significa che se si supera la data indicata il prodotto si potrà ancora consumare: semplicemente potrà perdere alcune proprietà di gusto e aroma. 
L’enfatizzazione di questa differenza è alla base della campagna Etichetta Consapevole di Too Good To Go, che fa applicare ai suoi partner la specifica “Spesso Buono Oltre“. L’invito è quello di verificare di volta in volta lo stato del prodotto attraversi i sensi, per evitare di scartare quelli ancora validi.

Prima di buttare

Il terzo punto è quello di ridurre al minimo gli scarti: questo coinvolge sia gli avanzi sia le parti che a prima vista verrebbero scartati. Oltre ai siti specializzati nelle ricette, anche le aziende produttrici (come ad esempio Galbani, Barilla e Granarolo) forniscono sui rispettivi profili social e siti numerose procedure per recuperare i prodotti. 
La riduzione di quei 9 milioni di tonnellate, dunque, passa attraverso ognuna di queste fasi. L’utilizzo più consapevole di tutti i mezzi disponibili sarà un fattore decisivo e lo stesso cibo si evolverà.

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Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante, ho studiato Scienze Storiche all'Università di Torino. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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