L’industria tessile ha un impatto enorme sull’ambiente. Addirittura, secondo alcuni studi, questa tipologia di industria è seconda a livello mondiale per tasso di inquinamento ambientale, poiché, oltre a essere uno dei principali consumatori di acqua a livello globale, incide per circa un decimo sul totale delle emissioni di gas serra presenti nell’atmosfera. La buona notizia è che l’attenzione verso una moda più responsabile e la produzione di tessuti sostenibili stanno crescendo sempre di più.

Perché l’industria tessile inquina e quanto incide sull’ambiente

Il consumo di acqua del settore tessile

Alcune statistiche stimano che il settore tessile sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento delle acque, dovuto soprattutto ai prodotti di tintura e finissaggio e che, ogni anno, circa mezzo milione di tonnellate di microfibre finiscano in mare, coprendo circa il 35% di tutte le microplastiche primarie rilasciate nell’ambiente. Inoltre, per coltivare le fibre naturali vengono utilizzati pesticidi, erbicidi e fertilizzanti, che penetrano nel terreno inquinando le falde acquifere.

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Anche il lavaggio industriale e quello casalingo sono molto impattanti sull’ambiente. Si stima infatti che il lavaggio degli indumenti rilasci nell’oceano circa mezzo milione di tonnellate di microfibre all’anno, tra cui molte di queste sintetiche (un unico carico di biancheria in poliestere può scaricare 700.000 fibre microplastiche che possono finire nella catena alimentare). Inoltre, le microfibre si decompongono in acqua rendendo particolarmente pervasivo l’inquinamento idrico causato dall’industria tessile.

Tuttavia, uno tra i problemi principali di questa tipologia di industria riguarda le acque reflue. Infatti, al loro interno troviamo le tinte utilizzate per colorare i tessuti: ogni anno circa 105 tonnellate di coloranti vengono rilasciate nell’ambiente tramite 200 miliardi di litri di acque reflue.

L’accumulo di rifiuti prodotti dal settore del tessile

Il modo in cui le persone eliminano gli indumenti indesiderati è cambiato: se prima i capi venivano donati, oggi vengono gettati via.

Dal 1996 la quantità di indumenti acquistati nell’UE è aumentata del 40% per persona a seguito di un forte calo dei prezzi, riconducibile al modello della Fast fashion (settore dell’abbigliamento che realizza abiti di bassa qualità a prezzi molto ridotti e che lancia nuove collezioni in tempi brevissimi). Di conseguenza il ciclo di vita dei prodotti tessili è andato a scemare: i cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 chili di prodotti tessili e ne smaltiscono oltre 11 chili.

A livello mondiale, ogni anno, circa 90 milioni di capi di abbigliamento finiscono nelle discariche.

Le emissioni di gas serra causate dall’industria tessile

Si calcola che il settore tessile sia responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, per intenderci, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme.

Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nella sola Unione Europea nel 2017 hanno generato circa 654 chili di emissioni di CO2 per persona. Nello specifico, l’inquinamento atmosferico prodotto dall’industria tessile include: ossidi di azoto, di zolfo e di cloro, composti organici volatili, vapori di anilina, acido solfidrico e cloro.

La strategia dell’UE per contrastare l’inquinamento del settore tessile

Nel febbraio 2021 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sul nuovo piano d’azione per l’economia circolare, chiedendo misure aggiuntive per raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, completamente circolare e sostenibile dal punto di vista ambientale entro il 2050. Sono anche incluse norme più severe sul riciclo e obiettivi vincolanti per il 2030 sull’uso e l’impronta ecologica dei materiali.

Tra le proposte vi sono anche nuove misure contro la dispersione delle microfibre nell’ambiente e standard più severi per il consumo dell’acqua. Inoltre, la nuova strategia vuole fornire delle linee guida per la raccolta differenziata dei rifiuti tessili e affrontare il problema del Fast fashion, aiutando i consumatori nella scelta di prodotti tessili più sostenibili.

Industria tessile: il ruolo del consumatore e alcune soluzioni per ridurre l’inquinamento del settore tessile

Una strategia efficace per diminuire l’impatto ambientale dell’industria tessile è quella di ridurre i consumi, uscendo prima di tutto dal sistema Fast fashion. Piccole azioni come acquistare meno vestiti, comprare abbigliamento usato e far durare quello che si compra, consentono ai capi di rimanere in circolazione più a lungo, in un’ottica di economia circolare.

A tal proposito, i consumatori sono sempre più orientati verso un consumo sostenibile. D’altro canto, il 55% degli italiani è disposto a pagare di più per capi di abbigliamento eco-friendly realizzati con tessuti ecosostenibili. Negli ultimi anni, infatti, l’attenzione verso una moda più responsabile sta crescendo esponenzialmente, così come la produzione di tessuti sostenibili che possano avere un minore impatto ambientale.

Inoltre, molte aziende, per contribuire a ridurre l’impatto ambientale, hanno cominciato a praticare la raccolta differenziata degli scarti di natura tessile e in alcuni casi hanno anche iniziato ad immettere le acque in circuiti di acquedotti, che consentono di depurarle e riutilizzarle per le successive lavorazioni.

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Giulia De Giacinto

Giulia De Giacinto

Giulia De Giacinto. Appassionata di Motorsport, in particolare di Formula 1; mi piace raccontare le sue connessioni con la sostenibilità e storie di grande ispirazione. Attualmente scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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