È uno dei settori più importanti della manifattura italiana: ha prodotto 480.000 tonnellate di rifiuti solo nel 2019 ma non per questo ha smesso di trovare soluzioni valide per ridurre sensibilmente il proprio impatto ambientale. Stiamo parlando del settore tessile (in cui rientra abbigliamento e moda) che conta ben il 13% delle imprese nazionali e il 9% degli addetti. E che ci riguarda tutti da vicino in quanto fruitori e principali produttori dei rifiuti stessi (ogni cittadino europeo ne produce 15 kg in un anno, secondo il rapporto McKinsey, “Scaling textile recycling in Europe – turning waste into value”) destinati principalmente, per ora, alla discarica o l’inceneritore.

Eppure l’attenzione politica e industriale sul settore è alta e sono tante le iniziative messe in campo da consorzi e associazioni per aumentare la sostenibilità dell’intera filiera.

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Rifiuti tessili: tra recupero e smaltimento in discarica

Nel 2021 l’Italia del Riciclo, il tradizionale report nazionale della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular sulle filiere del riciclo dei rifiuti nel nostro Paese, ha confermato il settore tessile fra i più importanti per produzione dei rifiuti  al pari di meccanica e alimentare; al punto di meritare una trattazione a parte, realizzata da Ecocerved (la società che svolge attività di ricerca per Camere di Commercio d’Italia).

I dati diffusi fotografano un settore che punta già al recupero di materia, almeno per il 46% dei rifiuti tessili, mentre l’11% va a smaltimento. Il 43% di questi scarti viene sottoposti a pretrattamenti e stoccaggi: i rifiuti viaggiano quindi verso aziende “selezionatrici” che sono cioè specializzate in attività di cernita, preparazione per il riutilizzo e trasformazione in pezzame industriale dei prodotti non rivendibili come usato che li sottopongono a recupero di materia.

L’attività di recupero è rimasta stabile dal 2010 al 2019 (con valori che oscillano tra 215.000 e 220.000 t di rifiuti avviati al recupero in entrambi gli anni considerati) ma può e dovrebbe fare di più, anche considerando che la discarica resta la principale destinazione (passando da circa 35.000 t a oltre 50.000 t).

Recupero rifiuti tessili: le soluzioni

Nonostante i dati, il settore registra prospettive di miglioramento e iniziative legislative nazionali ed europee volte a sviluppare la circolarità del prodotto.

Il Piano d’azione europeo 2020 sull’economia circolare ad esempio, ha richiesto espressamente una “Strategia europea sui tessili” che prevede, entro il 2030, che tutti i prodotti tessili immessi sul mercato UE siano durevoli, riparabili e riciclabili e per gran parte costituiti da fibre riciclate e prive di sostanze pericolose.

Successivamente il PNRR ha dedicato una specifica linea di investimento per potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di gestione contribuendo al raggiungimento del 100% di recupero. L’Italia ha quindi fissato dal 1° gennaio 2022 l’obbligo della raccolta differenziata per i tessili attraverso il D.Lgs. 116/2020, anticipando la soglia stabilita a livello comunitario, per il 2025.

Seguendo questo proposito, come abbiamo visto, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha annunciato l’elaborazione dell’atteso quanto prezioso decreto che dovrà introdurre nel settore tessile la “responsabilità estesa del produttore” per i rifiuti prodotti proprio per raggiungere questi risultati e organizzare una rete capillare e ben organizzata e che coinvolga direttamente le ditte produttrici.

Circolarità dei prodotti tessili: le iniziative in campo

Nel 2022 si sono susseguite diverse iniziative, avviate soprattutto da consorzi e associazioni di categoria per sviluppare il riciclo del tessile.

A partire dalla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) 2022 che, col motto: “I rifiuti sono fuori moda” ha raccolto le storie di chi si impegna nella sensibilizzazione sull’impatto che i tessili hanno a livello ambientale. In questo contesto, Ecotessili, un consorzio nato per la gestione del fine vita dei prodotti tessili ha messo in piedi un progetto pilota di raccolta dei prodotti tessili dismessi, individuando modalità di raccolta che possano essere efficienti ma soprattutto efficaci.

Sempre nel 2022 l’iniziativa “Re4Circular” di Atelier Riforma, fra i vincitori del contest “Welfare, che Impresa!” ha cercato di aiutare gli stakeholder della filiera a indirizzare ogni capo dismesso verso la migliore forma di recupero (es. riuso, riciclo, upcycling, ecc) attraverso un marketplace digitale che fa incontrare domanda e offerta all’ingrosso di indumenti usati e a una tecnologia di Intelligenza Artificiale per estrarre tutti i dati utili dall’immagine del rifiuto.

Si tratta solo di alcune delle soluzioni possibili in materia di riciclo del tessile. Un obiettivo sempre più urgente, anche in termini di obblighi europei e nazionali e che richiede uno sforzo ambientale di tutti, in particolare dei produttori, fra i primi responsabili della circolarità del prodotto e del loro recupero.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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