Il 30 marzo 2023 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio per portare la quota di energie rinnovabili nel consumo energetico complessivo dell’Ue al 42,5% entro il 2030. I Paesi membri sono stati inoltre invitati a cercare di non fermarsi a questa soglia, ma di puntare al raggiungimento di un ulteriore 2,5% che consentirebbe di raggiungere il 45%.

La proposta di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili affronta alcuni aspetti nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”, il pacchetto europeo per ridurre le emissioni di gas serra presentato a luglio 2021. L’intesa potrebbe risultare impattante per Paesi come l’Italia, dove la quota di energia di origine fossile è in calo da anni, ma nel 2020 si attestava ancora al 78,9%.

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I settori coinvolti nell’accordo sulle energie rinnovabili

Nell’ambito dei negoziati sono stati definiti obiettivi nei settori dove la transizione procede ancora a rilento, come trasporti, industria e immobiliare.

Per quanto riguarda i trasporti, entro il 2030 si dovranno ridurre del 14,5% di emissioni di gas a effetto serra, utilizzando energie rinnovabili. In alternativa, la percentuale ricoperta da queste nel consumo finale di energia dovrà essere pari ad almeno il 29%. L’accordo fissa anche un sotto-obiettivo vincolante che prevede una quota di energie rinnovabili fornite al settore. Il 5,5% dovrà provenire da biocarburanti avanzati e combustibili rinnovabili di origine non biologica (come l’idrogeno rinnovabile o i combustibili sintetici a base di idrogeno).

Nel caso dell’industria l’accordo prevede che l’utilizzo di energie rinnovabili aumenti annualmente dell’1,6%. Il 42% dell’idrogeno utilizzato nell’industria dovrà provenire inoltre da combustibili rinnovabili di origine non biologica entro il 2030 e il 60% entro il 2035.

Nel settore immobiliare si dovrà invece utilizzare almeno il 49% di energia rinnovabile entro il 2030. Riscaldamento e raffrescamento dovranno essere inoltre garantiti attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili, secondo una soglia minima calcolata specificatamente per ogni Paese membro.

Energie rinnovabili l'intesa europea favorirà la transizione in Italia

Foto di Riccardo Annandale su Unsplash

Snellendo la burocrazia l’accordo accelera la transizione in Paesi come l’Italia

L’accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento europeo prevede di accelerare le procedure di autorizzazione per i progetti in materia di energie rinnovabili. L’obiettivo è raggiungere l’indipendenza dai combustibili fossili, specialmente dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino.

Gli Stati membri dovranno avviare una procedura di autorizzazione semplificata e rapida dei progetti in materia di energie rinnovabili. La diffusione delle energie rinnovabili sarà inoltre considerata di “interesse pubblico prevalente”. Questo dovrebbe limitare chi proverà ad opporsi legalmente alla costruzione di nuovi impianti.

In Europa la situazione attuale è ancora molto disomogenea. Secondo i dati Eurostat, la media europea complessiva di consumo energetico da combustibili fossili si attesta intorno al 70%, con solo Svezia (32%), Finlandia (38%) e Francia (48%) ad avere quote inferiori al 50%. Altri Paesi invece sono ancora al di sopra della percentuale indicata. Tra questi figura l’Italia, che si colloca al nono posto su 27 Paesi.

In tal senso, l’intesa potrebbe potrebbe quindi ricoprire un ruolo importante per accelerare l’iter burocratico in Paesi come l’Italia, sfruttandola per potenziare altre misure recentemente attivate nel Paese per contrastare la lentezza nella concessione delle autorizzazioni necessarie. Infatti, come riportato da Agostino Re Rebaudengo (presidente di Elettricità Futura) nel corso di un’intervista svolta con Icona Clima, a inizio 2022 servivano ancora fino a 7 anni per concludere l’iter burocratico per richiedere l’allaccio alle fonti rinnovabili.

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Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

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