L’Europa è il continente con il riscaldamento più rapido al mondo e negli anni il cambiamento climatico ha aumentato l’intensità e la frequenza di fenomeni meteorologici estremi: dai devastanti incendi estivi alle inondazioni che travolgono città e campagne, come avvenuto a Valencia nei giorni scorsi.

Di fronte a queste sfide, l’Europa sta rafforzando il proprio meccanismo di solidarietà per sostenere i Paesi più colpiti da disastri naturali. Basterà per arginare il fenomeno?

Calamità naturali in Europa: un fenomeno da monitorare

In Europa si stima che la maggior parte dei rischi da calamità naturali, come inondazioni, siccità, ondate di calore improvvise, aumenteranno ulteriormente nel corso del 21° secolo, anche in scenari ottimistici, compatibili con l’Accordo di Parigi, ma l’entità e il ritmo del cambiamento dipenderanno dagli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra.

Lo dice l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) nella sua prima “Valutazione europea del rischio climatico” (EUCRA) con l’intento di individuare quelle priorità politiche da sviluppare per favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. L’Agenzia stima anche che senza azioni politiche mirate, ad esempio, i danni economici legati alle sole inondazioni costiere potrebbero superare i mille miliardi di euro all’anno. A testimonianza di questo, ricorda che precipitazioni estreme e inondazioni su vasta scala sono ormai croniche: si sono verificate in Germania e Belgio nel 2021 (44 miliardi di euro di danni e oltre 200 morti), in Slovenia nel 2023 (danni stimati a circa il 16% del PIL nazionale), in Grecia nel 2023 e in Italia e Spagna nel 2024.

Precipitazioni in Europa

Principali fattori di rischio climatico nelle regioni europee – Fonte: EEA, 2024. Nell’immagine l’incremento o decremento di temperature, ondate di calore, precipitazioni per area geografica europea.

Catastrofi climatiche: quali sono i possibili impatti?

Questi eventi hanno causato impatti gravi e diretti sugli insediamenti, sulle infrastrutture, sulla biodiversità, sull’agricoltura e sulla salute umana e comportato impatti economici e finanziari profondi nelle regioni colpite imponendo coperture economiche eccezionali da parte degli Stati ed esborsi onerosi dal Fondo di solidarietà dell’UE, lo strumento pensato proprio per fornire un’immediata risposta finanziaria alle calamità naturali.

Il Fondo di Solidarietà europeo: rispondere alle emergenze con rapidità

Il Fondo di Solidarietà europeo è solo uno degli ultimi strumenti che l’UE ha predisposto in risposta a questa crescente vulnerabilità: negli anni ha mobilitato oltre 8.6 miliardi di euro per 130 catastrofi e ha offerto sostegno finanziario a lungo termine per la ricostruzione, contribuendo a ridurre il peso economico per i Paesi più colpiti.

Ma al suo fianco, c’è anche il Meccanismo europeo di Protezione civile RescEU, fondato nel 2001 e potenziato negli ultimi anni per coordinare e mobilitare risorse da tutti gli Stati membri dell’UE per fornire assistenza immediata ad emergenze incendio e sanitarie dispiegando mezzi, risorse e personale qualificato di primo intervento ai Paesi colpiti da catastrofi ambientali e disastri dovuto all’uomo.

L’UE crede in questo strumento al punto di stanziare nel 2024 quasi 1 miliardo di euro dal Fondo per sostenere gli interventi di recupero in cinque Paesi a causa delle gravi inondazioni del 2023. Fra i Paesi beneficiari anche l’Italia che ha ricevuto 378,8 milioni di euro per la regione Emilia-Romagna e altri 67,8 milioni di euro per la regione Toscana a seguito delle alluvioni del 2023.

Questi strumenti sono però sufficienti a contrastare gli effetti del cambiamento climatico in essere?

Calamità naturali, non basta monitorare il rischio climatico

Dominare un rischio da calamità naturali è di per sé estemporaneo e senz’altro difficile vista la sua connaturata imprevedibilità, e lo diventa ancor di più se pensiamo che la preparazione della società europea a fronteggiare questo rischio in modo efficace è ancora basso.

Inoltre, i rischi climatici sono di responsabilità concorrente fra Stato e UE: l’auspicio dunque è che, vista anche la natura “transfrontaliera” del rischio, sia l’UE a gestirlo con le proprie politiche, a vantaggio di tutti ed in ottica preventiva piuttosto che protettiva, sollecitando gli Stati ad agire efficacemente sul territorio.

Il solo monitoraggio del rischio climatico, poi, non basta: serve anche una valutazione dei rischi “emergenti” quelli che includono rischi per i sistemi energetici, reti di trasporto e altre infrastrutture critiche e che riguardano anch’essi più Stati.

Di fronte ad un’emergenza climatica che diventa sempre più diffusa e incontrollabile, l’azione dell’UE deve essere incisiva e soprattutto più rapida e organizzata sulla scorta delle esperienze precedenti, mettendo in comune conoscenze, esperti e valutazioni in uno sforzo europeo inderogabile, alla luce dell’urgenza sempre più pressante che viene dal cambiamento climatico innegabilmente in atto.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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