Marta, durante il periodo Covid, ha reinventato le sue lezioni di Pilates, basandosi sulla storia del suo fondatore.

Lo sport online è diventato uno dei sistemi di allenamento più apprezzati dagli italiani in periodo Covid; fra le attività più praticate spicca il Pilates. Non tutti sanno che il suo fondatore, Joseph Pilates, affinò la sua tecnica in un periodo estremamente buio per la storia: la Prima guerra mondiale.

Il metodo Pilates, ad oggi fra i sistemi di allenamento muscolare più famosi ed efficaci in Occidente, offre così lo spunto per rinnovare le idee durante il Covid: forza di volontà, fantasia e resilienza possono davvero permetterci di dare il meglio delle nostre capacità, come ci racconta Marta Paties.

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Come la guerra ha influenzato la storia del Pilates

La nostra storia inizia nel 1880. Nella città di Dusseldorf, nacque Joseph Pilates: un personaggio che, nonostante una fisicità esile e problemi di asma e rachitismo, riuscì a ribaltare la sua condizione di “inadatto alle attività sportive“, come scrisse il suo medico. Grazie alla forza di volontà e ad estenuanti allenamenti, Joseph Pilates divenne un ginnasta e un apneista.

Nel 1912 si trasferì in Inghilterra, ma allo scoppio della Prima guerra mondiale, fu internato con altri tedeschi. In questa fase di transizione, iniziò a lavorare sui suoi compagni, studiando i loro corpi e ascoltando i loro problemi. In questo periodo buio Joseph sperimentò e iniziò a sviluppare tecniche per migliorare le vite e le condizioni mentali delle persone.

In una lettera inviata alla prima moglie, Pilates raccontò di come questa condizione di stress e chiusura lo avesse spinto a fare qualcosa per gli altri, per dare loro positività e ottimismo. Con questo esempio, molti atleti e direttori di palestre si sono spinti oltre le lezioni online, per cercare di dare maggior supporto ai propri  allievi durante la seconda ondata Covid.

L’esempio di Marta per dimostrare che i periodi bui portano nuove idee, anche in epoca Covid

Marta Paties, insegnante di fitness bolognese, paragona l’innovazione del metodo di Pilates al suo metodo di insegnamento, che l’ha spinta a trovare nuove idee in periodo Covid.

“Durante la prima quarantena mi sono adattata alle lezioni di Pilates online – racconta Marta -i l periodo Covid è stato duro, ma non mi sono data per vinta. Ho lavorato gratuitamente da marzo a giugno, per dare ritmo e speranza ai miei allievi. Con la seconda ondata è stata ancora più difficile, perché psicologicamente i miei allievi erano ancora più affranti e anche io avevo perso energia. Non ho mollato: ho preso come spunto Joseph Pilates; nonostante la chiusura della mia palestra ho ripreso a fare le lezioni online, cercando però di dirottare l’attenzione sull’importanza di uno stato mentale positivo.

Con degli esercizi brevi e molto energici io e i miei allievi siamo riusciti a trovare il positivo in questa situazione: con lunghe sedute serali passate a chiacchierare tutti insieme online, come se fossimo a lezione, abbiamo trovato il modo di sentirci uniti, seppur a distanza. Le lezioni iniziano con un riscaldamento, poi condividiamo quello che ci spaventa o abbatte; dopo questo spazio interviene una parte attiva in cui combattiamo contro le nostre frustrazioni e, infine, parliamo di idee e nuovi stimoli. Questo spirito di condivisione ha reso le nostre sere più allegre,  stimolandoci a vicenda “.

Tutti pazzi per il Pilates anche il periodo Covid

Negli anni 30, Pilates, tornato dalla guerra, aprì una palestra sulla 939 dell’Ottava Strada, vicino agli studi di danza della città. Moltissimi ballerini iniziarono a fare un passaparola che accrebbe la sua popolarità. Negli anni 30 artisti del calibro di Ruth ST. Denis e José Ferrer, si affidarono a Pilates, divenendo dei veri e propri addicted.

Sulla scia di questo esempio (così lontano eppure così vicino) Marta sta diventando famosa grazie alla sua capacità di allenare e nel contempo offrire un servizio di sfogo ai suoi allievi.

“Ho sempre creduto nella capacità comunicativa di tutti noi, – aggiunge Marta – solo parlando si possono buttare fuori, insieme alle nostre parole, anche le emozioni inespresse. Così ho pensato che se, oltre agli allenamenti, i miei allievi avessero avuto un modo per sfogarsi, si sarebbero sentiti meglio. Così è stato: dopo le lezioni, nella nostra “pausa chiacchiere No Covid”, affrontiamo le nostre paure e ci liberiamo da quella pesantezza, che magari non possiamo esprimere in famiglia per non allarmare figli e familiari. Grazie alla difficoltà, ho appreso che le mie capacità vanno oltre il mero insegnamento e ho capito che ho delle potenzialità che in una situazione diversa – più semplice – non avrei avuto la possibilità di scoprire.

Ovviamente auspico che questa situazione termini il prima possibile, ma invito tutti a pensare alle loro attitudini e a scoprire cosa di vitale e inespresso c’è in ognuno di noi. Il mondo virtuale dà la possibilità a tutti di poter creare gruppi, scrivere e parlare in assoluta sicurezza: in questo modo si può provare a tirare fuori la propria forza interiore per aiutare se stessi e gli altri”.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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