Una famiglia con la passione per il surf, l’attenzione all’ambiente e la ricerca della condivisione. Ecco com’è nata Kokua.

Eva Gramola e suo marito, Marco Muraro, si sono trasferiti dal Veneto a Peniche, in Portogallo, con tre passioni: quella per la loro famiglia, per il surf e l’ambiente, dando vita a Kokua.

In questa realtà, a cavallo fra la campagna portoghese e l’Oceano Atlantico, la loro scelta si è dimostrata coraggiosa e ad oggi sta dando grandi frutti: è stata creata una realtà per la comunità locale, che ha coinvolto bambini e famiglie della zona; creata una surf-farm che ospita gli appassionati di surf e una rampa al coperto per gli amanti dello skateboard; realizzato un orto condiviso e a impatto zero; ha fatto crescere la loro famiglia, composta da tre figli e innumerevoli animali domestici, in un ambiente internazionale e sempre aperto a nuove culture.

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Una famiglia fra il surf e l’ambiente

Eva e Marco si raccontano a BuoneNotizie.it spiegando come è possibile cambiare prospettiva: per trovare il proprio posto nel mondo, aiutando gli altri, rispettando l’ambiente e dando la possibilità a tutti di imparare ad amare il surf e lo sport.

“Quello che ci ha spinti a spostarci dall’Italia – racconta Eva – è stato il surf. Abbiamo viaggiato per anni con i nostri bambini alla ricerca delle onde: ci siamo mossi fra i Paesi Bassi, la Francia e la Spagna, per poi arrivare in Portogallo. Il nostro mezzo era un camper che rispecchiava la nostra personalità, curiosa e sempre in movimento. Il nostro motore era però l’acqua, che ci consentiva di surfare e conoscere luoghi e persone nuove, in un ambiente internazionale e sempre diverso. Ormai avevamo capito che eravamo dei viaggiatori e che i nostri figli amavano questo modo di essere: liberi e immersi nella natura.

La grande famiglia Kokua

Così abbiamo pensato di realizzare un campeggio per famiglie e amanti del surf come noi, per condividere il nostro modo di pensare e di vivere. I nostri figli sono cresciuti in questo ambiente poliedrico e internazionale, imparando le lingue, il rispetto per la natura e la condivisione. Un giorno, per caso, sempre grazie al surf, ci siamo recati in Portogallo e siamo rimasti folgorati da Peniche: un posto in cui tutta la nostra famiglia si sentiva davvero a casa.

La località di Peniche è molto semplice: un piccolo paese di campagna, poco lontano dall’Oceano. Qui le famiglie non sono ricche e spesso i bambini non hanno possibilità di praticare sport. E allora, ecco l’idea: coinvolgerli e insegnare loro a fare skateboard e surf, dando la possibilità alle mamme di usare il nostro orto, scambiandoci consigli e esperienze per poter vivere in un luogo green e a chilometro zero”. 

Una surf-farm attenta all’ambiente

“Siamo da sempre stati molto sensibili all’ambiente e ai problemi causati dall’inquinamento – continua Eva – I nostri figli sono cresciuti in un contesto molto attento al rispetto per la natura, al contatto con la terra e con l’acqua. Peniche, per noi, era quindi un luogo che poteva permetterci di vivere in maniera libera e green, consentendoci di praticare il surf, conoscere le persone del luogo e ospitare viaggiatori e sportivi

Abbiamo trovato un appezzamento di terra e iniziato a costruire la nostra piccola surf-farm, coinvolgendo anche le persone del luogo e consentendo a tutti di rispecchiarsi in una nuova forma di condivisione. Abbiamo poggiato ogni mattone, ogni tassello con le nostre mani, creando una grande sinergia con tutta la famiglia. Dal campeggio alla terra c’è stata una grande evoluzione che ci ha fatto sentire davvero vivi.

Non solo: abbiamo realizzato uno skate-park al coperto per dare la possibilità alle famiglie e ai bambini della zona, di poter avere uno sfogo e di praticare uno sport che li rendesse sicuri e lontani dai pericoli e dalla frustrazione. Il Portogallo è meraviglioso, ma alcune realtà sono ancora molto rurali e non tutti possono avere la possibilità di realizzare le proprie passioni.

Marco è insegnante di surf e skateboard ed è riuscito a creare una realtà sportiva di grande interesse, che ha coinvolto sempre più persone. Io sono amante della natura e ho creato un orto con delle tecniche di coltivazione legate alla tradizione biodinamica, spiegando anche ai bambini come utilizzarlo. Quella piccola casa di campagna è ora un punto di riferimento per la comunità, e anche per le persone che arrivano da altri Paesi, che apprendono e mi insegnano nuove cose, in uno scambio continuo”.

Kokua: condivisione, famiglia e ambiente

“Il nome che abbiamo scelto per la nostra casa è Kokua – racconta Marco un termine hawaiano che indica condivisione e famiglia: che è quello che abbiamo creato in questi anni di lavoro. I nostri figli sono bilingui, parlano in italiano e pensano in portoghese; condividono le emozioni del surf con persone di diverse età e nazionalità; insegnano ai bambini di Peniche ad andare sullo skateboard; imparano a rispettare l’ambiente, a raccogliere le verdure al tempo opportuno e ad allevare gli animali.

Abbiamo dato vita a un sogno, con molte difficoltà e a volte la nostalgia dell’Italia, ma io ed Eva abbiamo capito che solo andando oltre la comfort zone si può davvero essere felici. In un periodo difficile come quello del Covid, dove ognuno ha perso il senso della stabilità, la realtà che abbiamo creato ci ha fatto capire che non siamo soli e che la condivisione è l’unico strumento per poter continuare a vivere. 

In questo piccolo luogo, la nostra famiglia italiana, è riuscita a essere adottata dai portoghesi; ogni giorno impariamo qualche cosa di nuovo e mettiamo a disposizione le nostre competenze. Sono davvero soddisfatto del fatto che lo sport sia anche una valvola di sfogo per i bambini della zona: ho costruito uno skate-park dove tutti possono accedere e dato modo anche a chi lo aveva solo sognato, di vivere le emozioni del surf.

La nostra surf-farm è aperta a tutti e molto spesso i turisti che ospitiamo vivono con noi, come in famiglia. Per me questa è la vera condivisione e l’essenza di chi, come noi, ama la propria famiglia e cerca di diventare cittadino del mondo senza pretese, ma con la capacità di riscoprire la semplicità e il rispetto per l’ambiente che ci circonda”.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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