Restano pochissimi giorni per firmare e raggiungere la quota minima di 500.000 firme – richiesta per legge – affinché il Referendum anti-privilegi venga approvato, ma il Comitato promotore (nonostante la raccolta firme sia partita in sordina lo scorso 12 maggio e nonostante il tempo stia per scadere) si dice molto fiducioso e soddisfatto della risposta della cittadinanza.
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SostieniciLa coordinatrice nazionale di Unione Popolare (unico componente il Comitato promotore), Maria Di Prato (nella foto sotto), da noi raggiunta telefonicamente, ci comunica entusiasta: “La raccolta firme sta andando bene, anzi benissimo! Anche se, in questo momento, non siamo in grado di fare stime o previsioni, possiamo tuttavia affermare che gli italiani rispondendo benissimo alla proposta referendaria su tutto il territorio nazionale”.
Ricordiamo che Unione Popolare propone – nello specifico – l’abrogazione dell’Art. 2 della Legge 31 Ottobre 1965, n. 1261, che recita: “Ai membri del Parlamento è corrisposta, inoltre, una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere ne determinano l’ammontare sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all’indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate; possono altresì stabilire le modalità per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute e delle Commissioni”.
Il Referendum chiede che ai nostri Parlamentari non venga più corrisposta la “diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma”. Va ricordato che resta ferma, in ogni caso, la corresponsione dell’indennità disciplinata dall’Art. 1 della stessa Legge 1261/65.
Ai detrattori del Referendum, che hanno più volte criticato la mancata richiesta di abrogare anche l’Art 1, il Comitato promotore risponde che “la scelta di non proporre l’abrogazione dell’Art. 1 della legge nasce dall’esigenza di non incorrere nel rischio incostituzionalità del Referendum. Va, infatti, rammentato che l’Art.96 della Costituzione recita: “i membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge”. Ne deriva che l’abrogazione della norma che attua il dettato Costituzionale (appunto L’art. 1 della legge 1261/65) lascerebbe un vuoto normativo in una materia coperta da disciplina costituzionale. Mentre l‘abrogazione dell’ art 2, che prevede l’erogazione di una diaria a titolo di rimborso spese, non mette a rischio la legittimità costituzionale del referendum”.
L’articolo 31 della Legge in materia referendaria (Legge 25 maggio 1970, n. 352), infatti, vieta il deposito delle firme “nell’anno anteriore alla scadenza di una delle Camere”. Le firme si possono raccogliere, ma potranno essere depositate solo a partire dal primo gennaio 2013, per poter svolgere il Referendum l’anno successivo, ovvero nel 2014. Le firme raccolte finora, quindi, non correrebbero alcun rischio. E tutti i cittadini sottoscrittori, secondo il Comitato promotore, possono stare tranquilli.
Per qualsiasi informazione, è possibile scrivere all’indirizzo mail: referendum@unionepopolare.eu
Per approfondire:
Raccolta firme per ridurre gli stipendi ai parlamentari