Site icon BuoneNotizie.it

La qualità in Italia vale il 44,3% del PIL

E’ possibile dare una misura economica a un valore apparentemente intangibile come la qualità? Si può calcolare quanto ambiente o fantasia, legame con il territorio o coesione sociale, diritti o benessere dei cittadini, ci sia dietro una filiera produttiva? In altre parole, quanta parte dell’economia del nostro paese, e quindi del PIL, è riconducibile alla qualità e come tale può essere misurata e monetizzata? Il PIQ, il Prodotto Interno Qualità che Symbola, la Fondazione per le Qualità Italiane ha presentato, vuole dare una risposta a queste domande. Frutto di un originale mix tra innovazione, ricerca, creatività e saperi territoriali, tutti tratti distintivi della soft economy, il Prodotto Interno Qualità calcolato per il 2007 è pari al 44,3% del PIL, per un valore non inferiore ai 628 miliardi di euro. Il PIQ, dunque, è misurabile in termini monetari e quindi comparabile con gli aggregati settoriali e di spesa pubblica e si può considerare come uno strumento complementare al PIL.

L’idea del PIQ nasce dalla considerazione che i Paesi maturi, e l’Italia in primo luogo, fanno del cambiamento del mix produttivo, a vantaggio della qualità, la chiave della competitività delle imprese, del benessere dei cittadini, della solidità del tessuto sociale.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Sono stati incrociati i dati Istat ai risultati di un questionario formulato a un panel di 85 esperti settoriali, selezionati all’interno di un gruppo più vasto di 250 esperti competenti. Sono state enucleate cinque definizioni stringenti della qualità: ambientale e il legame con il territorio; delle risorse umane; à dell’innovazione tecnologica; del posizionamento; la qualità come competitività.

Condividi su:
Exit mobile version