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Telefonia mobile: si può chiedere il rimborso della "tassa di concessione governativa"

Numerosi italiani si affidano alla telefonia mobile per comunicare con amici, colleghi e parenti. Nel corso degli ultimi anni gli smartphone hanno rivoluzionato il nostro modo di intendere la comunicazione per mezzo di svariate applicazioni e grazie alla possibilità di intessere contatti su Internet. La rete dati disponibile h24, infatti é ormai una consuetudine tra giovani e non. Dal momento che gli smartphone più perfomanti possono costare anche centinaia di euro, le compagnie telefoniche hanno studiato delle soluzioni per agevolare tutte le tipologie di utenti. Per trovare la promozione più adatta a noi possiamo confrontare le migliori tariffe di telefonia ed iniziare da subito ad usufruire di tali dispositivi senza spendere una fortuna.

Per chi è titolare di un abbonamento per la telefonia mobile, poi, ci sono ulteriori buone notizie: due recentissime sentenze della Commissione Tributaria Regionale del Veneto e quella di Perugia hanno riconosciuto come, a seguito dell’entrata in vigore del “Nuovo Codice delle Telecomunicazioni”, la tassa di concessione governativa non sia più in alcun modo prevista e ne hanno dichiarato “l’illegittimità e l’anacronismo”. Il Codacons ha dato dunque il via ad un’azione legale per far ottenere agli utenti il rimborso del balzello ingiustamente pagato negli ultimi 3 anni.

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Chi decide di acquistare uno dei migliori cellulari con piano tariffario, infatti,  per ottenere il desiderato smartphone deve pagare una “tassa di concessione governativa”, che è quel contributo pari a 5,16 euro al mese, per i privati cittadini, e 12,91 euro, per le aziende, previsto su tutti gli abbonamenti. Questa tassa è stata ora dichiarata illegittima e il Codacons ha avviato un’azione legale per permettere agli utenti di recuperare quanto speso.

Come precisato dal Codacons, la tassa di concessione governativa era inizialmente diretta alle società telefoniche, che dovevano pagarla per l’utilizzo delle frequenze. Il Governo ha, in seguito, stabilito che la tassa dovesse essere pagata dai titolari di un contratto di abbonamento, in quanto il cellulare era considerato un bene di lusso.

A modificare la situazione sono intervenute la Commissione Tributaria Regionale del Veneto e la Commissione Tributaria di Perugia con due recentissime sentenze, che hanno riconosciuto come, a seguito dell’entrata in vigore del Nuovo Codice delle Telecomunicazioni, questa tassa non sia più in alcun modo prevista e ne hanno dichiarato “l’illegittimità e l’anacronismo, in un mercato in cui vigono le regole della liberalizzazione”.

Il Codacons ha dato dunque il via ad un’azione legale per far ottenere agli utenti “il rimborso del balzello ingiustamente pagato negli ultimi 3 anni, per un valore complessivo pari a 273 milioni di euro.

Tutti coloro, quindi, che risultano titolari di abbonamenti per la telefonia mobile – spiega il Codacons – possono aderire all’iniziativa e chiedere la restituzione di quanto pagato, semplicemente seguendo le istruzioni riportate sul sito dell’associazione a questo link.

Per chi invece deve sottoscrivere un nuovo abbonamento, questa tassa verrà eliminata automaticamente. In generale, però, cosa dobbiamo fare per risparmiare sulle tariffe dei telefoni cellullari? Il consiglio è molto semplice: basarsi sulle proprie esigenze.

La prima decisione da prendere riguarda il tipo di tariffa: sarà meglio un pacchetto “tutto incluso” o una tariffa a consumo? Tutto dipenderà dal proprio profilo di utente. Se usiamo spesso il cellulare, sia per chiamare che per mandare messaggi e navighiamo, sarà più vantaggiosa una tariffa “tutto incluso”.

Se invece utilizziamo sporadicamente il telefonino, converrà sottoscrivere una tariffa a consumo: a fine mese si pagherà solo per quanto effettivamente si è consumato.

Attenzione poi, a non sottoscrivere, ingolositi dal prezzo, pacchetti che propongono un numero troppo elevato di chiamate e messaggi, che nella realtà non consumeremo mai effettivamente. La regola d’oro, in questo caso, è studiare i propri bisogni e le proprie abitudini.

Si tratta di un’operazione molto semplice: basterà effettuare per un mese un “check up” di quante chiamate effettuiamo, quanti messaggi inviamo e quanto navighiamo per avere un’idea di quali sono i nostri consumi e quindi scegliere di conseguenza il tipo di tariffa più adatta.

 

 

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