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Disabilità e rappresentazioni: la nuova frontiera sono i social media

rappresentazione disabilità

rappresentazione disabilità

Analizzare come sia cambiata negli anni la rappresentazione della disabilità nei media italiani non è per niente facile. Il motivo principale è la mancanza di dati quantitativi. A fronte della massiccia presenza di persone in questa condizione nella società italiana (intorno al 5%), della loro situazione si sa ben poco. Dati discontinui e non uniformi rendono impossibile rispondere a domande molto concrete come: la disabilità è più o meno rappresentata di una volta nei media italiani? Quante persone con disabilità lavorano nell’industria dell’intrattenimento e dei media e che ruoli ricoprono?

Nonostante questa mancanza – che è già una notizia molto rilevante – ci sono dei ragionamenti interessanti che sono stati fatti alla luce di dati qualitativi come l’osservazione e analisi di prodotti di intrattenimento ma anche dei social media in Italia.

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Disabilità e stereotipi

Esperti ed esperte sono molto concordi nell’osservare che la rappresentazione di questo tema nei media tradizionali è molto stereotipata. L’eroismo, la pietà, la vena melodrammatica sono spesso gli ingredienti principali di questi racconti. Esistono davvero poche sfumature quando le persone con disabilità arrivano sugli schermi: o sono delle vittime o sono esseri speciali.

Il racconto della vita delle persone con disabilità nei media manca di complessità. Viene dipinta in termini estremamente tragici e sofferti per suscitare pietà e compassione oppure in chiave eroica. In questa seconda versione la persona diviene spesso fonte di ispirazione, a prescindere da quello che è o fa, ma solamente per il fatto stesso di vivere con una disabilità. Dietro questo tipo di racconto si cela però un grande pregiudizio ovvero l’idea che essendo la disabilità un evento sempre e solo negativo, chi ne è portatrice compie un atto straordinario anche solo svegliandosi la mattina.

Molto spesso poi sugli schermi vediamo anche la caratterizzazione del supereroe, l’eccezione alla regola. Colui o colei che nonostante la disabilità (con cui di default si crede non si possa combinare niente) si laurea, fa sport, vince delle medaglie o diventa qualcuno di importante.

Quello che si può notare nella narrazione mainstream è, quindi, la totale mancanza di tematizzazione della disabilità in chiave sociale e politica. Le esperienze sono sempre individuali e mai calate all’interno di un contesto. Se si osserva bene, però, è proprio questo paradigma che viene completamente sovvertito nel contesto dei social media. Qui, infatti, le persone con disabilità assumono il controllo della propria narrazione imponendo per la prima volta il proprio sguardo sul mondo. È qui che il leitmotiv del movimento mondiale delle persone con disabilità  “Nulla su di noi senza di noisi incarna, si realizza.

Social media: complessità e diversità

Persone con tutti i tipi di disabilità fuoriescono dall’invisibilizzazione e stereotipizzazione che abbiamo descritto prima e si fanno corpo e voce, ma soprattutto istanze. Rifiutano di identificarsi con la loro condizione e iniziano a mostrare come le barriere architettoniche, la lentezza della burocrazia, la mancanza di risorse e l’abilismo esacerbano se non addirittura creano la loro disabilità. È qui che finalmente il tema si innerva in specifiche richieste politiche come città e servizi più accessibili e l’introduzione di una legge che punisce la discriminazione abilista.

Tra i moltissimi temi che si affrontano c’è ne è uno che forse è il più interessante: l’intersezione tra disabilità e sessualità. Trattati molto spesso come bambini, le persone con disabilità nella rappresentazione mediatica fanno molta fatica a rivendicare un protagonismo quando si parla di sfera intima. È quindi nello spazio dei social media che possono finalmente parlare di relazioni ed incontri in cui sono loro i protagonisti, gli attori principali.

In conclusione, ciò che viene messo in risalto sui social media è sicuramente la forza rivoluzionaria dell’auto-determinazione. Questo comprendere il racconto della complessità e delle sfumature del proprio vissuto. Decidere chi si è e quello che si vuole fare con il proprio corpo ma anche indicare il linguaggio con cui si vuole essere nominati e descritti. In altre parole, tramite i loro profili, le persone con disabilità si liberano dalla condizione di oggetto delle storie, per diventare soggetto, a 360 gradi. È qui che finalmente troviamo il loro sguardo sul mondo e le loro esperienze.

Quello che nella rappresentazione mediatica mainstream viene ancora negato e piegato a stereotipi limitanti e irreali. È da questi profili, da queste storie che si deve ripartire se si vuole finalmente raccontare le realtà dell’esperienza delle persone con disabilità dal loro punto di vista.

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