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Cambiare le regole del calcio per cambiare le regole del mondo

Esistono periferie urbane, la cui distanza dal centro città non si misura solo in chilometri, ma anche in degrado, emarginazione e pregiudizio. Questi luoghi, spesso esperimenti urbanistici in parte falliti, mettono a disagio solo a pronunciarne il nome. E allora, quasi a scongiurare l’inquietudine, la gente li ribattezza, trovando loro un nomignolo “affettuoso” capace di farli apparire un po’ meno spaventosi e decadenti e un po’ più familiari. Esistono però altre persone, che non ricorrono al potere terapeutico della semantica per sottrarsi a queste realtà, ma che invece, entusiasti sognatori, rimboccate le maniche, iniziano a scavare a mani nude nel substrato della decadenza, sicuri di trovare dentro ogni forma di disagio il germe dell’incanto.

Questa storia inizia in uno di questi luoghi. Nella periferia popolare a sud ovest della capitale. A pochi chilometri dal grande raccordo anulare sorge un imponente complesso formato da due edifici gemelli e speculari alti nove piani e lunghi 980 metri. Si chiama Nuovo Corviale, ma è meglio noto come Corviale e più “affettuosamente” detto il Serpentone. Avrebbe dovuto essere, almeno nell’ intenzioni dei progettisti (siamo nel pieno dei ruggenti anni ’70) un’eccellenza dell’edilizia popolare, un luogo di aggregazione, con i suoi molti ballatoi e spazi comuni (tra cui quelli del famigerato quarto piano), seminterrati e via dicendo, invece, la fame dell’indigenza e l’impossibilità di portare a termine quanto iniziato, hanno trasformato questo smisurato colosso in un pubblico imbarazzo. E’ proprio qui, in questi spazi occupati da storie di povertà, immigrazione e abusivismo che un gruppo di coraggiosi coltivatori di anime, ha deciso di costruire un campo di calcio ma anche di vita. Il “campo dei miracoli” è il primo centro di calcio sociale al mondo. Un esperimento attraverso cui il calcio e lo sport diventano vero strumento di educazione. Un modo di “cambiare le regole del calcio per ridiscutere le regole del mondo” dice gioioso il giovane e solare Massimo Vallati – fondatore di Calciosociale.

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In questo campo prendono così vita partite di calcio misto, ovvero formate da giocatori aggregati per coefficiente di abilità. Affinchè i migliori facciano squadra con i ragazzi e le ragazze che hanno più difficoltà. Una sfida sportiva che, prima che ad un pallone, dà un calcio all’esclusione e al pregiudizio, aprendo i cuori ed i sorrisi di giovani (e meno giovani) ad un mondo di solidarietà e di valori, spesso lontani da queste periferie dimenticate ma piene di vita, di gioia e di speranza. Una storia di passione e di condivisione che ha convinto anche il gruppo Coca-Cola Cola, che nelle parole di Fabrizio Nucifora, Direttore Marketing di Coca-Cola Italia si è detto “felice di sostenere Calciosociale, perchè rappresenta pienamente i valori di fair play, solidarietà, inclusività che da sempre Coca-Cola condivide e si impegna ad affermare e promuovere nelle comunità in cui opera”. E così, fedele al principio secondo cui ogni buona azione possa ispirarne altre, il gruppo Coca-Cola ha deciso di portare proprio qui a Corviale, nella struttura sportiva di Campo dei Miracoli, la Coppa dei Mondiali FIFA durante la tappa capitolina del FIFA World CupTM Trophy Tour by Coca-Cola, lo scorso 19 febbraio, rendendola così veramente #lacoppaditutti. Dal fortunato incontro tra Coca-Cola e Calciosociale è nata la campagna “Share the Good”, con il quale si dà voce alle belle storie di solidarietà, inclusione e sport, storie capaci di unire, abbattere ogni barriera e superare ogni ostacolo.

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